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Eventi digitali e fiere virtuali per ripartire da dove ci siamo fermati? No, la Costa d’Amalfi deve combattere l'overtourism

La Costiera Amalfitana e l'Italia hanno bisogno di riprogettare l'offerta di ospitalità. La pandemia deve essere vista come un'opportunità per risolvere gli atavici problemi

Inserito da (Admin), mercoledì 10 marzo 2021 10:56:34

di Massimiliano D'Uva

Selfie davanti alla verticale di Positano o a statue di marmo situate all'entrata di prestigiosi alberghi. Colli di bottiglia che salgono in cima al Duomo di Amalfi per entrare nel Chiostro del Paradiso. Forse lo abbiamo dimenticato ma, prima della pandemia, la Costiera Amalfitana, così come la quasi totalità delle mete turistiche di eccellenza in Italia, erano alle prese con l'overtourism.
Abbiamo assistito con i nostri occhi a ciò che accade quando lo sviluppo turistico non viene modulato in modo proporzionale alle dimensioni geografiche, alle esigenze specifiche e alle vocazioni naturali dei territori, all'interno dei quali esso si sviluppa.
Un turismo sostenibile è, innanzitutto, un turismo etico che si sviluppa in armonia con l'ambiente e con le comunità locali, per far sì che queste possano mantenere intatte la loro integrità culturali e diventare le beneficiarie e non le vittime dello sviluppo turistico stesso.

Nei periodi di maggiore affluenza giungevano un numero esorbitante di visitatori solo per scattare un selfie "mordi e fuggi", senza riuscire a vivere a pieno il piacere di soggiornare nel nostro meraviglioso territorio. Di contro, i bus turistici sui quali si muovevano finivano per paralizzare il traffico lungo le arterie principali, con ore interminabili di code diventate protagoniste nelle cronache dei giornali locali e nello storytelling, trasformando quello che in teoria avrebbe dovuto essere un viaggio esperienziale da compiere almeno una volta nella vita in un incubo da non ripetere mai più.

Menzione a parte meritano poi quei turisti poco educati, spesso sorpresi a fare picnic all'aperto o a vomitare anche l'anima, ubriachi fradici, sulle spiagge della nostra costiera. La pandemia, di fatto, ha reso tutto questo un remoto ricordo, rendendo inutile anche la pseudo limitazione del traffico con le targhe alterne. La Costiera Amalfitana e l'Italia hanno bisogno di riprogettare l'offerta di ospitalità e questo periodo di stop forzato indotto dalla pandemia avrebbe dovuto essere visto come un'opportunità per risolvere gli atavici problemi del nostro territorio.

Apprendiamo dai comunicati stampa e dalle cronache dei giornali locali che "nugoli" esperti si stanno rimboccando le maniche per far ripartire il turismo. Ma quale turismo? Quello che rende la vita di residenti e ospiti un girone infernale? O è solo un modo per disperdere risorse in un'inutile promozione del territorio italiano che, mai come in questo momento, ha l'opportunità di ripartire da una riorganizzazione dei flussi in funzione delle reale capacità di ospitare del territorio. E' mai stato fatto uno studio, serio, scientifico e completo di quante persone e autoveicoli possa ospitare il nostro comprensorio in base alla capacità ricettiva e alle infrastrutture che possiede? Inoltre, in riferimento alla capacità ricettiva del territorio, è stato mai promosso lo studio di quante licenze per attività alberghiere e extra alberghiere e turistiche in genere si possano rilasciare e se tale numero non sia stato già ampiamente superato?

"Mai più overoturism" dovrebbe essere il claim che campeggia su tutte le destinazioni come la nostra ma anche Roma, Firenze e così via. Il direttore degli Uffizi Eike Dieter Schmidt, al suo secondo mandato, vuole assicurarsi che le cose non tornino come prima ed ha creato un modello "distribuito" degli Uffizi allontanando i visitatori dalla stessa Firenze. Nasce così il progetto Uffizi Diffusi, una rivisitazione del concetto di "hotel diffusi". In questo progetto, le opere conservate nel deposito degli Uffizi, saranno esposte in tutta l'area circostante della Toscana, trasformando la regione più famosa d'Italia in un grande "museo diffuso".

Certo non possiamo ipotizzare di spostare la Villa Romana di Minori o quella di Positano, così come è impossibile vivere altrove la bellezza delle nostre chiese e dei nostri sentieri, ma dovremmo far comprendere che il nostro territorio, unico nella sua interezza, non può essere apprezzato a pieno soggiornando lontano da esso, anche se di poche decine di chilometri.

Il nostro territorio va tutelato dal turismo selvaggio mordi e fuggi che, di fatto, crea economia per pochi e disagi per tutti. Il turismo d'assalto è senza dubbio causa di degrado ambientale e questo perché le risorse sulle quali esso si basa sono limitate e il loro ipersfruttamento produce il veloce impoverimento della qualità dell'ambiente, delle biodiversità, delle tradizioni storiche e della popolazione che vi abita. Tutto questo desta ancora più preoccupazioni in un'area a perenne rischio ambientale idrogeologico come la Costiera Amalfitana.

Al brand "Costiera Amalfitana" fanno da corollario altri molto forti, come i nomi dei singoli comuni, dei sentieri montani, inclusi i marchi commerciali legati al territorio in modo indissolubile (strutture ricettive in primis, ma anche produttori e trasformatori di eccellenze gastronomiche, ristoratori, pasticcieri e gestori di locali storici, giunti alla notorietà grazie alla bravura, alla lungimiranza, alla caparbietà).

Ogni territorio deve ripartire da se stesso e da un turismo consapevole, comunicando tutte le informazioni necessarie per vivere al meglio l'esperienza di cui si è alla ricerca, evitando di creare sacche speculative in cui convergono, in modo grigio e controverso, quelle imprese che non riescono a competere con la qualità e che non saranno mai delle eccellenze.

 

Foto: Leopoldo De Luise

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