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Sanità, un medico su tre è disposto a cambiare lavoro

E' quanto emerge da un'indagine del maggior sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed. La richiesta? "Maggior sicurezza, tempo libero e stipendi più alti"

Inserito da (Redazione Nazionale), martedì 21 febbraio 2023 20:10:38

La situazione della sanità nel nostro Paese è assai critica e il periodo pandemico non ha fatto altro che evidenziare maggiormente tutti i problemi che gravitano nel comparto medico ospedaliero.

Se a questo aggiungiamo la situazione di disagio che vivono quotidianamente i sanitari - dove i fatti di cronaca di aggressione nei loro confronti sono quasi all'ordine del giorno - non dovrebbe destare particolare scalpore il risultato di un'indagine del maggior sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed che ha fatto emergere un desiderio neanche tanto velato di lasciare la professione medica.

Una survey a cui hanno risposto 2130 tra medici e dirigenti sanitari: più della metà (56,1%) tra medici e dirigenti sanitari è insoddisfatta delle condizioni del proprio lavoro e 1 su 4 (26,1%) anche della qualità della propria vita di relazione o familiare. Un sintomo inequivocabile di quanto il lavoro ospedaliero sia divenuto - come detto - causa di sofferenza e di alienazione.

Se a questo aggiungiamo che uno su tre che lavora nelle strutture sanitarie sogna di fuggire dagli ospedali: disposto a cambiare lavoro per avere più tempo libero e stipendi più alti senza contrare poi come fra i medici compaia anche l'esigenza di una maggiore sicurezza sul lavoro per la fascia di età tra i 45 e i 55 anni.

Più della metà (56,1%) tra medici e dirigenti sanitari è insoddisfatta delle condizioni del proprio lavoro e 1 su 4 (26,1%) anche della qualità della propria vita di relazione o familiare.

L'insoddisfazione cresce con l'aumentare della anzianità di servizio e delle responsabilità, tanto che i giovani medici in formazione (24,6%) si dichiarano meno insoddisfatti dei colleghi di età più avanzata (36,5%), tra i quali si raggiunge l'apice nella fascia di età tra i 45 e i 55 anni, un periodo della vita lavorativa in cui si aspetta quel riconoscimento professionale che il nostro sistema, però, non riesce a garantire. Per quanto riguarda i cambiamenti desiderati nel lavoro, il podio è occupato da incrementi delle retribuzioni con il 63,9% delle risposte, e da una maggiore disponibilità di tempo con il 55,2%.

In generale, l'aumento delle retribuzioni e del tempo libero hanno un peso maggiore nelle aspettative rispetto alla progressione di carriera evidenziando come la crisi della professione è più sentita al sud rispetto al nord: il 53,6% al nord, passando al 56,3% del Centro per finire al sud e Isole con ben il 64,2% di insoddisfatti.

Ma il dato appare - osserva il sindacato - talmente diffuso da "configurare quasi una patologia endemica con la quale convivere e per la quale non esiste vaccino o terapia".

Pesa altresì il fatto che l'Italia spenda solo il 6,1% del Pil per la sanità, la cifra più bassa tra i paesi del G7, ben al di sotto della media europea di 11,3% con il costo della sanità privata pari al 2,3%, poco sopra la media europea. Occorre immaginare - propone l'Anaao Assomed - un nuovo modello che tenga nella dovuta attenzione la presa in carico del paziente, sia cronico che in acuzie, aumentando posti letto e personale, e implementando quella medicina di prossimità che appare oggi sempre più teorica, liberando i professionisti dalla medicina di carta che sottrae tempo alla cura".

 

Fonte foto: Foto divalelopardodaPixabay e Foto diHilary ClarkdaPixabay

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