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Lavoro e Formazione

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Inps, entro 10 anni in pensione un terzo dei dipendenti pubblici

Le stime dall'Osservatorio sul pubblico impiego: 1,35 milioni su 3,7 con oltre 55 anni e il 42,8% lavora al Nord

Inserito da (Redazione Nazionale), giovedì 16 novembre 2023 21:15:33

di Norman di Lieto

I dati forniti dall'Inps con l'Osservatorio sul pubblico impiego sottolineano come si rischi concretamente che nei prossimi 10 anni - al massimo - un terzo dei dipendenti pubblici, oggi in attività, vada in pensione.

Più o meno una voragine, o meglio, un'età media decisamente alta quella dei lavoratori della pubblica amministrazione.

Nel 2022 i numeri parlavano chiaro: sui 3,7 milioni di dipendenti pubblici, 1,35 milioni è over 55.

Se la forza lavoro invecchia velocemente con appena il 22,1% dei travet che ha meno di 40 anni e appena il 6,75% meno di 30 - giocoforza - ad essere determinante nei prossimi anni sarà una massiccia politica di assunzioni per evitare che settori centrali a partire dalla scuola e dalla sanità restino a corto di personale.

Impossibile non pensare a due elementi, tra loro correlati: negli ultimi tempi hanno fatto scalpore le numerose rinunce dei candidati ai concorsi pubblici, soprattutto per qualifiche tecniche, considerando anche l'offerta salariale del pubblico in concorrenza con le aziende private.

Nel pubblico al momento lavorano soprattutto donne (il 60,68%% del totale) mentre i dipendenti sono distribuiti prevalentemente al Nord con il 42,8% del totale.

Al Centro lavora il 23,9% del totale dei dipendenti pubblici mentre il 33,2% è impiegato al Sud.

La retribuzione media dei 3,7 milioni di lavoratori con almeno una giornata retribuita è di 34.153 euro per una media di 278 giornate retribuite.

Un altro dato da sottolineare è la presenza di contratti a termine che possono essere anche nel pubblico impiego molto brevi.

La scuola vanta il 39,7% sul totale dei dipendenti ma è anche il settore con il numero più alto di contratti a termine (477.030, il 74,6% dei 639.620 contratti a termine totali).

Il Servizio Sanitario ha il 20% dei dipendenti, le Amministrazioni locali (Regioni, Province, Comuni) il 15,2%, le Forze Armate, Corpi di polizia e Vigili del Fuoco il 14% e le Amministrazioni Centrali, Magistratura e Autorità Indipendenti il 5,19%.

Il numero di lavoratori pubblici con contratto a tempo indeterminato nel 2022 è pari a 3.065.709 lavoratori, l'82,7% del totale, con una retribuzione media annua di 38.083 euro e 299 giornate medie retribuite.

Un altro dato è quello relativo al gender pay gap, con le donne guadagnano mediamente meno degli uomini con 30.262 euro medi a fronte dei 40.157 degli uomini.

I dati parlano chiaro: maggiore fruizione part time da parte delle donne rispetto agli uomini con quest'ultimi che fanno più facilmente carriera rispetto alle donne soprattutto nel periodo della vita nel quale le donne sono concentrate anche sulla famiglia.

Infatti secondo l'Inps, il gap retributivo tra uomini è donne la si ritrova nella classe di età 40-44 anni, in cui la retribuzione media delle lavoratrici è pari al 69,6% di quella dei lavoratori, toccando invece il minimo nella classe 60-64 anni in cui la retribuzione media delle donne è pari all'82% di quella degli uomini.

Nel complesso oltre il 60,4% dei lavoratori pubblici ha una retribuzione inferiore ai 35.000 euro annui nel 2022 mentre il 13% presenta retribuzioni medie da 50.000 euro in su.

Il 3,91% del totale (144.818 lavoratori) ha buste paga che superano gli 80mila euro.

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