Tu sei qui: PoliticaCairo, summit per la pace: "Costruire road map per due popoli e due Stati"
Inserito da (Redazione Nazionale), domenica 22 ottobre 2023 15:43:07
Ci si prova, a cercare una strada per la pace.
La Conferenza voluta dall'Egitto prova almeno a disegnare una nuova road map volta alla soluzione con due popoli e due Stati.
Non sarà facile, ma almeno ci si prova.
Il Cairo ha ospitato leader arabi e non solo per trovare una soluzione ad un conflitto quello tra Israele e Palestina che sembra continuare in un'escalation di violenza e morte dopo l'attacco di Hamas a Tel Aviv che vede Israele rispondere ferocemente.
Urge, però una soluzione condivisa.
Il primo ad invocare negoziati è il presidente egiziano al-Sisi e con Abu Mazen che dichiara:
"Non lasceremo la nostra terra".
L'Egitto ha organizzato questo summit per provare a tornare protagonista anche nei negoziati di pace e diventare una sorta di punto di riferimento per i paesi arabi anche se la conferenza si poneva obiettivi assai ambiziosi.
Alla chiusura - a onor del vero - non c'erano i margini per una dichiarazione finale condivisa da tutti: per i Paesi arabi non si poteva condannare Hamas senza usare la stessa espressione per Israele, e il ragionamento valeva al contrario per i leader occidentali.
Come detto all'inizio la Conferenza ha un grande merito ed è quello di mettere le basi per costruire una nuova road map verso la soluzione con due popoli e due Stati.
Erano presenti tutti i leader e rappresentanti di oltre trenta Paesi proprio mentre a Rafah, a 300 chilometri di distanza, i camion avevano ripreso a portare aiuti umanitari nella Striscia di Gaza.
Per Giorgia Meloni è anche un effetto del vertice organizzato dal presidente egiziano in grande fretta, con adesioni definite solo all'ultimo e comunque di buon livello diplomatico.
Certo, manca la voce di Israele, e gli Stati Uniti mandano solo l'incaricata d'affari in Egitto.
Ma si sente forte e chiara la voce del presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen che denuncia la "barbara aggressione" israeliana e avvisa: "Non lasceremo mai la nostra terra".
Ci sono i primi ministri di Spagna, Italia, Grecia e il presidente di Cipro, mentre Germania, Francia e Regno Unito schierano i ministri degli Esteri.
Poi c'è il presidente del Consiglio europeo Charles Michel.Al-Sisi esorta gli altri leader a "lavorare insieme su una nuova road map che metta fine alla crisi umanitaria", perché è necessario "stabilire negoziati che aprano la via a una soluzione a due Stati".
Germania, Francia e Italia annunciano aiuti economici per la Striscia di Gaza, così come Giappone e Canada. Sull'altro fronte, la Giordania parla di "crimini di guerra" da parte di Israele, Libia e Brasile di "occupazione", la Turchia accusa il governo di Benjamin Netanyahu di "colpire ospedali", e il primo ministro iracheno Mohammed Shia' Al Sudani parla di "genocidio".
E da più parti vengono invocati i confini palestinesi del 1967.
Alla fine gli sforzi diplomatici per una dichiarazione finale sono vani.
Ma la strada - seppur tortuosa - è stata imboccata.
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