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Cinema. Challengers: una partita a tre

Uscito in sala dopo una lunga attesa, Challengers di Luca Guadagnino è l’ennesimo film sul tennis degli ultimi anni.

Inserito da Manuela Nastri (Manuela Nastri), martedì 30 aprile 2024 17:51:31

di Manuela Nastri

Uscito in sala dopo una lunga attesa, Challengers di Luca Guadagnino è l'ennesimo film sul tennis degli ultimi anni. A differenza de La Battaglia dei sessi (2017, Jonathan Dayton - Valerie Faris), Borg McEnroe (2017, Janus Metz Pedersen), Una famiglia vincente - King Richard (2021, Reinaldo Marcus Green) non si tratta di un film biografico ma l'ambiente tennistico è la location dove si intrecciano "relazioni", è il caso di dire, tra 3 giovani tennisti: Tashi (interpretata da Zendaya), Patrick (Josh O' Connor) e Art (Mike Faist). Il titolo fa riferimento ai tornei minori del circuito Atp, dove sono in palio meno punti e non competono top player tra le prime posizioni del ranking.

131 minuti, questa è la durata del lungometraggio, che potrebbero corrispondere all'effettivo svolgimento di un match di tre set. Infatti, il triangolo amoroso si dirama in 13 anni raccontati attraverso una narrazione non lineare dal 2006 al 2019, mentre è in atto la finale del torneo di New Rochelle dove due ex amici, nonché compagni di doppio a livello juniores, Patrick e Art, si trovano a contendere il trofeo, la passione per Tashi e il proprio orgoglio.

 

Adriano Panatta nel documentario La maglietta rossa (2009) di Mimmo Calopresti, spiega che la geometria del campo di tennis non sarebbe come si può immaginare un rettangolo di gioco, bensì è piramidale perché «i colpi vanno in fuori» allargando smisuratamente le larghezze e mentre i giocatori di attacco, come Roger Federer, giocherebbero più vicini alla linea di fondo restringendo gli spazi, quelli di rimessa, come Rafa Nadal, se ne allontanerebbero rendendo gli spazi infiniti.

Questa citazione viene in aiuto per comprendere la metafora tennistica proposta da Guadagnino, laddove la geometria tennistica non è più quella delle simmetrie speculari e parallele di Alfred Hitchcock di Delitto per Delitto - L'altro uomo (1951), ma quella piramidale-triangolare proposta da Panatta, laddove Tashi corrisponderebbe alla "linea di base" di un triangolo isoscele che ha per ipotenusa la "linea centrale del campo".

A livello anacronistico, per chi segue lo sport diventa, però, abbastanza inverosimile contestualizzare Challengers: infatti Art, è un tennista di successo al quale mancherebbe solo la vittoria degli gli US Open per completare il Career Gran Slam (la vittoria di tutti e quattro gli slam, impresa riuscita solo a 8 campioni), laddove in questo arco temporale il tennis è stato dominato dai Fab 3 (Roger Federer, Rafa Nadal, Novak Djokovic) e gli albi d'oro dei vari tornei sono noti a tutti.

 

Considerando la lunga filmografia tennistica, Challengers forse non è il miglior film su questo tema, ma è un'opera estremamente interessante dal punto di vista registico, soprattutto nelle scene sportive. Sempre Panatta, in tempi più recenti, ha dichiarato che il tennis al cinema non è mai credibile, perché certi movimenti non si possono imitare. In effetti, analizzando la maggior parte delle scene tennistiche nei film si denota uno schema standardizzato di rappresentazione: pubblico che gira la testa, speaker che commenta, monologhi interiori motivazionali, sospensione temporale, giocatori che corrono lateralmente al campo... e chi gioca a tennis magari a livello professionistico sicuramente noterà degli errori posturali che altri spettatori non sarebbero in grado di notare.

Nel film di Guadagnino la partita messa in atto però è di altro tipo. Alla frontalità dell'immagine data allo spettatore passivo in platea sono preferiti i punti di vista insoliti sul campo, sulla rete, sulla palla, sui tennisti, dilatando e restringendo i tempi delle azioni. Il vero giocatore è, però, il regista che prende letteralmente a pallate lo spettatore che al di là dello schermo deve respingerla verso la tela per comprendere il senso del film. Questo effetto aggettante sembra rompere la quarta parete, ricordando la tecnologia 3D, ma in realtà è solo un invito al fruitore per prendere parte a questa partita. Se lo spettatore la schiverà perderà il match e uscirà dalla sala senza risolvere l'enigma (chi ha vinto?) ma se sarà in grado di rimandarla dall'altro lato prenderà parte al gioco e collegando i nessi tra l'inizio e la fine del film potrà vincere questa partita risolvendo il rebus.

 

Foto estratta dal Trailer Ufficiale Warner Bros

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