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Tu sei qui: GourmetBriatore polemico con le pizze a 4 euro: «Costano troppo poco, cosa ci mettono dentro?»
Scritto da (Redazione Costa d'Amalfi), lunedì 20 giugno 2022 15:25:19
Ultimo aggiornamento lunedì 20 giugno 2022 15:26:42
L'imprenditore Flavio Briatore sta allargando la sua catena Crazy Pizza e, con un video affidato ai social, ha scatenato diverse polemiche commentando il prezzo della pizza napoletana.
«Come fanno a vendere una pizza a 4 e 5 euro? Cosa mettono dentro queste pizze? Se devi pagare stipendi, tasse, bollette e affitti i casi sono dure: o vendi 50mila pizze al giorno o è impossibile. C'è qualcosa che mi sfugge», ha dichiarato Briatore, difendendo la sua pizza a 15 euro ed avanzando l'ipotesi che gran parte dei pizzaioli non usi prodotti di qualità per realizzare il disco di pasta più famoso al mondo.
Inaugurato la prima volta nel 2019 a Londra, "Crazy Pizza" è il primo di una serie di locali che Briatore ha poi aperto a Roma, Milano e a Porto Cervo, in Sardegna.
«Vi voglio parlare di Crazy Pizza e delle controversie che ci sono a riguardo. Noi come Crazy pizza siamo partiti da un ragionamento molto semplice, vogliamo mettere i migliori ingredienti sul mercato. - sottolinea Briatore - Vi faccio degli esempi: il prezzo al supermercato del Patanegra, che mettiamo sulla pizza da 65 euro, è 300 euro al Kg il San Daniele 35 euro al chilo, i pelati strianese costano 4 euro al chilo, il Gran Biscotto 30-35 euro al chilo, la mozzarella di Bufala 15 euro al Kg, la nostra farina costa più di 1,5 al Kg».
«Noi vogliamo la qualità, - conclude l'imprenditore - abbiamo dei locali che non sono come delle pizzerie, creano atmosfera e offrono la possibilità di abbinare alla pizze dei vini. La cosa che mi dà fastidio è che quando in Italia c'è successo trovi sempre questa rabbia del successo raggiunto. Noi andiamo benissimo. Ragazzi, siete degli invidiosi e io vi adoro perché mi faccio una pubblicità enorme, io sono un genio e voi non lo siete, questa è la differenza».
Immediata la risposta da Napoli. Sergio Miccú, presidente dell'Associazione Pizzaiuoli Napoletani, spiega: «Il problema non è a quanto si venda la pizza con l'astice blu ma a quanto sia giusto vendere una margherita o una marinara con ingredienti di qualità».
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