Tu sei qui: Storia e StorieMessina e Reggio Calabria unite nel ricordo del terremoto che 111 anni fa rase al suolo le città
Inserito da (admin), sabato 28 dicembre 2019 09:57:26
Il terremoto "calabro siculo" del 1908 è considerato uno degli eventi sismici più catastrofici del secolo scorso. Oggi ricade il 111° anno da quel tremendo 28 dicembre in cui persero la vita metà della popolazione della città siciliana e un terzo di quella della città calabrese. La più grave catastrofe naturale in Europa per numero di vittime, a memoria d'uomo, e del disastro naturale di maggiori dimensioni che abbia colpito l'Italia. Imprecisato il numero di vittime che è stimato tra le 90 e le 120 mila persone. Lo stretto fu colpito da un terremoto di magnitudo 7.1, uno dei più potenti mai verificatisi in Italia, alle 5.20 del mattino cogliendo nel sonno gran parte della popolazione. Il terremoto generò una frana sottomarina che a sua volta innescò una serie di onde anomale, alte più di dieci metri, che devastò messina in cui crollarono più del 90% degli edifici. La relazione del 1909 al Senato del Regno sul terremoto di Messina e Reggio descrive così l'evento: «Un attimo della potenza degli elementi ha flagellato due nobilissime province – nobilissime e care – abbattendo molti secoli di opere e di civiltà. Non è soltanto una sventura della gente italiana; è una sventura della umanità, sicché il grido pietoso scoppiava al di qua e al di là delle Alpi e dei mari, fondendo e confondendo, in una gara di sacrificio e di fratellanza, ogni persona, ogni classe, ogni nazionalità. È la pietà dei vivi che tenta la rivincita dell'umanità sulle violenze della terra. Forse non è ancor completo, nei nostri intelletti, il terribile quadro, né preciso il concetto della grande sventura, né ancor siamo in grado di misurare le proporzioni dell'abisso, dal cui fondo spaventoso vogliamo risorgere. Sappiamo che il danno è immenso, e che grandi e immediate provvidenze sono necessarie». Bersaglieri scavano tra le macerie dopo il terremoto I siciliani e i calabresi vennero soccorsi, martedì 29, da navi russe e britanniche che erano alla fonda a Siracusa e ad Augusta, mentre gli aiuti italiani arrivarono poco dopo, nella mattinata del 29 dicembre. Il ritardo fu causato dal fatto che i piroscafi partirono da Napoli, e in tarda serata, subito dopo che le reali notizie sulla catastrofe arrivarono al Governo. Salvatore Quasimodo, a soli 7 anni, si trasferì a Messina tre giorni dopo il terremoto, perché il padre capostazione fu chiamato a dirigere il traffico ferroviario lì. Per mesi visse su due vagoni merci, e successivamente rievocò l'esperienza nella poesia Al Padre: «Dove sull'acque viola era Messina, tra fili spezzati e macerie tu vai lungo binari e scambi col tuo berretto di gallo isolano. Il terremoto ribolle da due giorni, è dicembre d'uragani e mare avvelenato.» Tra le prime squadre di soccorso che giunsero a Reggio vi fu quella proveniente da Cosenza, guidata dall'esponente socialista Pietro Mancini che dichiarò: «Le descrizioni dei giornali di Reggio e dintorni sono al di sotto del vero. Nessuna parola, la più esagerata, può darvene l'idea. Bisogna avere visto. Immaginate tutto ciò che vi può essere di più triste, di più desolante. Immaginate una città abbattuta totalmente, degli inebetiti per le vie, dei cadaveri in putrefazione ad ogni angolo di via, e voi avrete un'idea approssimativa di che cos'è Reggio, la bella città che fu.» Fonte e Foto: Wikipedia
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