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Tennis, Foro Italico, Roma, sport

Rafa, nothing compares to you

Trascorrere una giornata al Foro Italico in occasione degli Internazionali BNL d’Italia è un’esperienza emozionante. In poche ore si ha la possibilità di assistere a più partite, ad allenamenti e magari si riesce a ottenere l’autografo di Nole Djokovik o di Iga Swiatek

Inserito da (Redazione Costa d'Amalfi), giovedì 12 maggio 2022 15:33:11

di Manuela Nastri

Trascorrere una giornata al Foro Italico in occasione degli Internazionali BNL d'Italia è un'esperienza emozionante. In poche ore si ha la possibilità di assistere a più partite, ad allenamenti e magari si riesce a ottenere l'autografo di Nole Djokovik o di Iga Swiatek, rispettivamente numeri 2 e 1 nei ranking Atp e Wta.

Ieri, 11 Maggio, ho assistito alle partite Zverev vs Báez e Nadal vs Isner, nonché al secondo set dell'incontro Swiatek vs Ruse e al primo set di quello tra Wawrinka e Djere. Vedere il grande tennis dal vivo è sicuramente diverso da guardare una partita in tv. L'atmosfera, il tifo, il contesto creano una magia indescrivibile soprattutto per chi come me andava agli Internazionali per la prima volta. Vedere giocare i grandi tennisti da vicino permette di capire le differenze di stile, di ritmo, di gioco. Non si tratta di tirare con più potenza o correre più veloce ma anche di modi diversi di interpretare il gioco. La partita tra Wawrinka e Djere (vinta dall'elvetico in 3 set) è stata molto dinamica, i giocatori si muovevano tanto sul campo e, almeno nel primo set, quello a cui ho assistito, c'è stato uno scambio continuo di punti che ha reso il gioco bilanciato facendo divertire il pubblico del Pietrangeli.

Anche la partita tra Zverev e Báez, soprattutto nella prima parte, è stata bilanciata e a un argentino più ritmico ha corrisposto un tedesco più riflessivo che nel secondo set ha vinto 6-3. Il secondo set tra Iga Swiatek e Elena Gabriela Ruse è stato dominato dalla tennista polacca che non ha concesso alla rumena neanche un punto.

Vedere Rafa Nadal giocare è invece tutta un'altra esperienza, non solo perché è il re della terra rossa, campione uscente della competizione e l'uomo dei record.

Ero lì per lui, lo ammetto e sono sicuramente stata influenzata dall'energia, le vibrazioni e l'atmosfera che hanno incorniciato il campo.

Quella tra Nadal e Isner è stata la partita più lenta dal punto di vista dei movimenti e delle azioni dove nessuno dei due giocatori sembrava spostarsi più di tanto dalla propria posizione. Rafa rispetto agli altri tennisti restava schiacciato contro la tribuna avanzando raramente dalla sua posizione. Va bene, è notoriamente la sua caratteristica ma non ci si rende conto di quanto sia lontano dalla linea di campo finché non lo si vede giocare dal vivo avendo modo di fare un confronto con gli altri tennisti.

Dall'altro lato del campo c'era John Isner, che nel 2010 a Wimbledon è stato protagonista dell'incontro di tennis più lungo della storia dello sport (11 ore e 5 minuti disputati in 3 giorni) e forse gli spettatori speravano in una sfida più duratura rispetto ai soli 76 minuti di ieri. Lo stesso Rafa al termine dell'incontro ha richiesto un'ora di allenamento extra perché non aveva fatto abbastanza fatica. La partita è finita in due set (6-3; 6-1), vinta da Nadal, apparentemente più per gli errori dell'americano che per i punti messi a segno dallo spagnolo. Chi vede Nadal dal vivo per la prima volta lo immagina sempre e comunque correre come una gazzella, come quando aveva 18 anni, tirare colpi con la potenza di un cannone, condurre scambi infiniti prima di andare a segno e toccarsi il sedere ogni due minuti (quello lo fa ancora). Invece, ieri, ho assistito a un tennis altro rispetto all'immagine che mi ero costruita. Si è trattato di un tennis più meditativo che fisico, molto statico, dove non era tanto l'azione ciò che cercava Rafa ma la risposta di Isner. Sembrava quasi la dimostrazione di un calcolo matematico: se la palla X finisce nel punto Y dell'altro lato del campo, rimbalza all'altezza P e il giocatore Z sarà costretto a rispondere con una forza W che permetterà alla palla di finire fuori dal campo M.

Mi ha ricordato il Maestro Yoda della saga di Star Wars quando col potere della mente controlla la Forza e fa fluttuare gli oggetti, dimostrando al giovane Luke Skywalker che grazie alla telecinesi si può spostare anche una navicella spaziale perché ciò che conta è fare non provare. Ecco, la palla da tennis di Nadal in quel campo fluttuava grazie al potere della Forza piuttosto che alla potenza del servizio. Questo fa la differenza tra Nadal e chiunque altro, questo fa la differenza tra un Maestro Jedi e un Padawan.

Foto: Giampiero Sposito

Fonte: Booble News

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