Tu sei qui: PoliticaPaola Dama, autrice del libro "Falsa equivalenza", pubblica il suo sfogo su Facebook
Inserito da (admin), lunedì 28 agosto 2017 13:03:25
Con un lungo post la ricercatrice italiana Paola Dama, da tempo impegnata socialmente in difesa della "corretta" informazione scientifica, fa il punto sul territorio in provincia di Napoli tristemente identificato come "Terra dei fuochi". Ecco il suo post integrale: Il racconto preciso di come avviene il fenomeno criminale dei roghi e di quello che avviene indisturbato nei campi ROM (tutti i giorni). Il 16 luglio del 2009, Angelo Ferrillo de La Terra dei Fuochi fu audito dalla Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti con Presidenza del Presidente Gaetano Pecorella. L’audizione fu una fotografia del fenomeno e di quello che accade quando si tenta di avvisare le Istituzioni preposte ad intervenire. Alla domanda se ci fossero stati interventi della forza pubblica, dell’autorità giudiziaria, Ferrillo rispose: "Interventi ce ne sono stati, però non in misura sufficiente, rispetto alla mole di fenomeni criminali che si verificano sul territorio. Molte volte abbiamo registrato la carenza di risorse (uomini e mezzi) da parte dei vigili del fuoco e delle stesse forze dell’ordine, nella fattispecie la polizia e i carabinieri. Parlo della mia zona di residenza, la provincia di Napoli nord: Giugliano, Villaricca, Qualiano, in cui abbiamo due commissariati (carabinieri e polizia). Tra poco sarà inaugurato il terzo commissariato a Villaricca. Si parla di due sole pattuglie volanti per il turno notturno, una in forza ai carabinieri e l’altra in forza alla polizia. Allo stato dei fatti, le forze dell’ordine sono in grande difficoltà nell’intervenire, qualora i cittadini segnalino questo tipo di problematiche. Anche alcuni vigili del fuoco, tramite le testimonianze video che abbiamo registrato mantenendo la riservatezza della privacy, dichiaravano di non essere in numero sufficiente per sopperire alle esigenze dell’intero territorio." E ancora: "I roghi, talvolta, si verificano in vicinanza dei centri abitati, non solo nelle zone abbandonate di campagna o poco controllate. Si parla di Scampia, territorio cittadino del comune di Napoli, di Giugliano, località Ponte Riccio, dove, oltre alla zona ASI (Area Sviluppo Industriale), ci sono abitazioni, oppure di Casoria, altro sito interessato da questo fenomeno. Le persone, insomma, hanno il fumo in casa, quindi sono direttamente interessate. Non ci vuole un mezzo speciale per intervenire, o per sapere dell’evento. Avendo tempo a disposizione, avendo sposato questa causa, ci stiamo dedicando alla raccolta di prove di reato inconfutabili, dal momento che i fatti dimostrano continui fumi neri che si levano dal suolo e non sono imputabili a fabbriche o industrie, peraltro non sono presenti sul territorio, bensì a incendi indiscriminati, incontrollati e dolosi di rifiuti speciali, tossici e nocivi, ovvero tutti quei rifiuti che non rientrano nei rifiuti solidi urbani. Non si tratta di malcostume, o di un fenomeno culturale antropologico, come si potrebbe pensare. Queste componenti, magari, sono anche presenti nel fenomeno globale; tuttavia, questo fenomeno è imputabile prevalentemente a un’economia in nero, che deve smaltire in nero. Si tratta di un intero indotto economico, che va dal gommista (prima sono stati citati i copertoni) a chi ha un’impresa di termoidraulica e produce resti di lavorazione (tubi di rame ricoperti da guaine di coibentazione). Sapete benissimo che il rame è ritenuto l’oro rosso, ha un costo e un mercato nero, ragion per cui questi materiali vengono riciclati in modo illegale, recuperando il rame e bruciando le guaine e le plastiche. Come abbiamo documentato, questa attività avviene un po' su tutto il territorio regionale: un rogo l'abbiamo individuato proprio ora sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, venendo qui. Sappiamo che sono roghi tossici, perché partono dal suolo e si trovano in aree delocalizzate. Non può essere, quindi, l’incendio di un capannone, ma potrebbe essere un incendio di altro tipo di materiale. Insomma, si tratta di roghi la cui unica ipotesi di reato è quella dell’incendio di rifiuti, per le aree in cui si trovano. Spesso, quando ne abbiamo avuto il tempo e le condizioni ce l’hanno permesso, siamo arrivati fin sul posto per riprendere quello che bruciava. Si evince dai video che si bruciano copertoni e carcasse di elettrodomestici. Molte volte le finalità degli incendi sono due: per smaltimento e per far perdere le tracce della provenienza del rifiuto. Ad esempio, se ho una fabbrica che produce in nero calzature e manifatture in genere di pellame o tessile, devo per forza smaltirne i residui in nero. Se ci sono dei segni che possono permettere di risalire alla produzione, questi scompaiono con l'incenerimento che, però, lascia spazio ad altri scarichi e quant’altro. Il fenomeno, quindi, è molto complesso. In particolar modo, ci sentiamo di denunciare – fino ad ora non abbiamo sentito voci nella pubblica opinione di questa parte del reato – che purtroppo la maggioranza di questi fenomeni si verifica nei campi Rom localizzati sul territorio, o nei loro pressi. Comunque, si manifestano in tutte le zone degradate, o lontane dai centri abitati e poco controllate. Il fenomeno, però, ha una particolare gravità nei campi Rom, dove dal calar del sole, in tutti i periodi dell'anno, fino all'alba si producono incendi a ciclo continuo. È come una centrale che non si ferma mai. Infatti abbiamo pronta una citazione per grave condotta omissiva anche nei confronti delle forze dell'ordine locali, perché, ogni volta che chiamiamo, riscontriamo questo scaricabarile tra la polizia, le forze dell'ordine e i vigili del fuoco. La prima telefonata che si fa è ai vigili del fuoco; poi, provvediamo a chiamare Polizia, Carabinieri e qualche volta anche il Corpo forestale dello Stato. Ebbene, ogni volta ci sentiamo rispondere che dobbiamo chiamare i vigili del fuoco, perché, se non li chiamiamo, loro non intervengono. Da parte nostra sottolineiamo che si tratta sempre degli stessi posti. Non stiamo parlando di luoghi diversi e bisognerebbe svolgere un'attività di controllo per prendere in flagranza di reato questi criminali, Il decreto n. 90 del 2008, istituito dall'attuale Governo, prevede l'arresto, in flagranza di reato. Puntualmente, però, ci troviamo di fronte a questo scaricabarile di responsabilità tra le forze dell'ordine e i vigili del fuoco. Molte volte, ci viene detto che non hanno pattuglie per intervenire. Questa è una situazione paradossale e drammatica. Voglio fare un richiamo alla denuncia che abbiamo sporto. In base ai fatti appena detti, si denunciano seri danni per la salute dei cittadini sottoposti a questi fumi nelle aree indicate, sulla base dei dati emersi dagli studi condotti dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dall’OMS. Inoltre, sussiste una contaminazione di tutta la catena agroalimentare. Come ben sapete, il problema del latte alla diossina può essere facilmente ricondotto anche a questo tipo di fenomeni. Per di più, i danni sono anche biologici, esistenziali, morali, economici e all'immagine dell'intero territorio. Pertanto, in base alle normative vigenti, visti gli articoli di legge 32 della Costituzione, 40 del codice penale, 2043, 2050, 2051, 2053 e 2059 del codice civile, chiediamo l'adozione di provvedimenti urgenti e cautelari a carattere di straordinarietà e ai fini della salvaguardia della salute e della sicurezza pubblica. La mancata adozione di tali misure integrerà gli estremi dei già gravi reati omissivi a carico della pubblica amministrazione competente, in riferimento al codice penale. Riteniamo che uno dei tanti modi per risolvere la questione, che va al di là dell'emergenza, poiché questa è una questione che risale a vent'anni fa, come già testimoniano i rapporti di Legambiente, i rapporti ecomafia e le varie denunce dei cittadini, sarebbe quello dell’istituzione di un'unità di crisi per coordinare tutte le forze sul territorio (comuni, province, regioni) affinché si affronti il problema a 360 gradi. Partendo da queste economie, che producono i loro rifiuti in nero, o dalle economie legali, che smaltiscono per abbattere i costi, bisogna cercare di risolvere il problema alla radice, così impedendo alla criminalità locale o extracomunitaria di fare da manovalanza per questo tipo di smaltimento. Tengo a precisare che, ogni volta che intervengono i vigili del fuoco, viene redatto un verbale d'intervento, dal quale scaturisce una notificazione alla procura e alla prefettura di notizie di reato. I vigili del fuoco riscontrano il materiale che sta bruciando, per cui penso che il Comando generale provinciale dei vigili del fuoco abbia faldoni enormi, relativi a interventi di questo tipo. Questa è una delle tante cose che evinciamo con questa denuncia e ci chiediamo per quale ragione, se le istituzioni sanno, nessuno intervenga. Nell'ultimo anno, solo a Scampia, i vigili del fuoco hanno fatto circa 4.000 interventi, di cui l’80 per cento circa per spegnimento di incendi di rifiuti, con una percentuale di rifiuti speciali. I dati sono in possesso del comando provinciale dei vigili del fuoco. Inoltre, abbiamo fatto una segnalazione unica, mediante una petizione di 700 firme, denunciando questo tipo di reato a carico di ignoti, alla sede della procura della Repubblica di Napoli. Tuttavia, è impossibile da parte dei cittadini fare una dichiarazione scritta di quello che sta bruciando, anche perché non compete loro." Nell’audizione emerge quanto il fenomeno sia sistematico e ripetuto, i vigili del fuoco sono costretti a intervenire nei campi Rom decine di volte al giorno, in particolar modo in quelli di Giugliano e di Scampia. "Molte volte – è una testimonianza che ho raccolto con una telecamera che puntava a terra senza riprendere le persone e si sentono solo le voci – la centrale operativa a volte degrada la priorità di questi interventi, perché non possono stare sempre nel campo Rom: non appena si allontano, tornano a incendiare." Intanto al numero del NOE, reparto speciale dei Carabinieri non risponde mai nessuno. "Aggiungo che, nel momento in cui facciamo la telefonata d’emergenza, al 113 e al 112, specifichiamo il posto dove si sta verificando l’incendio. Addirittura, facciamo di più: sul sito internet, che adesso è diventato un portale, abbiamo raccolto su una mappa digitale – usiamo una tecnologia GPS – ogni singolo luogo che è stato oggetto, fino a oggi, del nostro intervento. Sono stati censiti, quindi, oltre 400 siti da bonificare e da verificare, non presenti nei rapporti ufficiali con tanto di coordinate GPS. Abbiamo chiesto anche alla procura di ascoltarci, perché abbiamo del materiale utile per fare intervenire direttamente le forze dell'ordine, o i commissariati per la bonifica. Ripeto che si tratta di siti che non sono presenti nei rapporti ufficiali ARPAC e del Commissario per l’emergenza." Eppure gran parte dei siti sono sempre gli stessi. "Il fenomeno è complesso. Secondo noi dietro tutto ciò si cela un sistema: lo rivelano la sistematicità degli eventi, l’esistenza di un indotto economico, come testimoniano anche le operazioni della procura di Torino fatte un mese fa, che hanno smantellato una banda italo rumena che faceva traffico e ricettazione di rame per un valore di 8 milioni di euro all'anno, 22.000 euro al giorno. Non dimentichiamo che Torino è una città quattro volte più piccola di Napoli e provincia. Se solo volessimo citare il settore specifico del rame, qui in Campania, in particolare nella provincia di Napoli, immaginate di quali cifre stiamo parlando: cifre forse quattro volte superiori a quelle di Torino, quindi siamo nell’ordine dei 30 milioni di euro all'anno. A questo, poi, bisogna aggiungere il mercato degli altri metalli (acciaio e ferro) che vengono ricavati. Pensate che, nell'incendio dell’altra sera nel campo Rom di Giugliano, dove i vigili del fuoco sono intervenuti per merito nostro – i vigilantes all'esterno del campo non volevano farci passare, tanto che ho ricevuto anche intimidazioni verbali – abbiamo trovato che stavano bruciando (ho girato alcuni video) resti di climatizzatori, privati delle parti interne per bruciare le carcasse e per separare le materie plastiche dall’anima di metallo. Immaginate l’inquinamento che si sta producendo! Mentre siamo qui a preoccuparci di ben altri problemi, noi abbiamo definito questa come la vera emergenza della Campania." #savecampaniafelix #paoladama #falsaequivalenza #terradeifuochi #taskforcepandora La foto ritrae il campo Rom di Scampia Dal Libro Falsa Equivalenza di Paola Dama
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