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Politica

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Autonomia differenziata, primo sì al Senato

Le opposizioni protestano con tricolore mentre la Lega espone serenissima: primo importante passo con il via libera di Palazzo Madama ma lo scontro politico tra maggioranza e opposizione è al culmine

Inserito da (Redazione Nazionale), mercoledì 24 gennaio 2024 16:20:41

di Norman di Lieto

Il primo passaggio al Senato per l'Autonomia differenziata ha visto da una parte la ferma protesta delle opposizioni e, dall'altra, un clima di festeggiamenti - soprattutto dai banchi della Lega - dove si è sventolata festante la bandiera della Serenissima.

Il ddl Calderoli sin dai primi vagiti ha visto le opposizioni pensarne tutto il male possibile con la Lega, capofila di questo provvedimento in seno alla maggioranza, che l'ha sempre illustrata come una sorta di panacea di tutti i mali.

Abbiamo seguito il percorso del ddl Calderoli e ne abbiamo registrato tutte le perplessità soprattutto per il Sud: dalla fondazione Gimbe con il presidente Nino Cartabellotta che aveva sottolineato il rischio di aumentare il divario tra le strutture sanitarie in base alla regione d'appartenenza senza contare di quanti cittadini del Mezzogiorno fossero già 'pendolari della salute' scegliendo strutture presenti in regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

Sin dallo scorso anno, Svimez - l'associazione nata con lo scopo di promuovere lo studio delle condizioni economiche del Mezzogiorno d'Italia, al fine di proporre concreti programmi di azione e di opere intesi a creare e a sviluppare le attività industriali - aveva già bocciato su tutta la linea il progetto Autonomia che, ieri, ha avuto il primo via libera da Palazzo Madama.

Ieri, sulle colonne del Corriere del Mezzogiorno, proprio Luca Bianchi, direttore di Svimez, ha tratteggiato - insieme a Carmelo Petraglia, ricercatore dell'Università della Basilicata, tutte le obiezioni sull'Autonomia che non sono affatto ideologiche, partendo già dal presupposto che le 'ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia' sono aggiuntive rispetto alle competenze, già molto ampie, che i titolo V della Costituzione, riformato nel 2001, ha trasferito alle Regioni, e che hanno contribuito alla conflittualità istituzionale e alla frammentazione delle politiche pubbliche nazionali".

Il commento arrivava anche in merito a quanto scritto sullo stesso quotidiano da Sabino Cassese.

Riavvolgendo ancora il nastro, allo scorso marzo del 2023, era stato lo stesso ministro per gli affari regionali e le autonomie della Repubblica Italiana, Roberto Calderoli a difendere a spada tratta il ddl che porta il suo nome con un categorico: "Superiamo la centralità".

Il ddl Calderoli, come detto, vede capofila la Lega e sembra 'cozzare' con le idee politiche più 'centraliste' di Fratelli d'Italia, per questo le opposizioni provano ad attaccare questa sorta di nervo scoperto con quello che il capogruppo Pd, Francesco Boccia, definisce la resa della Meloni alla Lega, mentre per il presidente dei senatori leghisti Massimiliano Romeo è un "patto di maggioranza" di cui andare "fieri".

Palazzo Madama sul ddl Calderoli si è così espressa: 110 sì, 64 no e 3 astenuti con le opposizioni contro, maggioranza a favore e Azione astenuta con Maria stella Gelmini che vota a favore in dissenso dal gruppo.

Matteo Salvini, segretario della Lega, esulta:

"Il Senato ha approvato il ddl Autonomia: è un passo importante verso un Paese più moderno ed efficiente, nel rispetto della volontà popolare espressa col voto al centrodestra che lo aveva promesso nel programma elettorale, dai referendum di Lombardia e Veneto e dalle richieste dell'Emilia-Romagna e di altre regioni italiane. In questo momento mi sento di rivolgere un pensiero particolare a Bobo Maroni".

Il presidente del Movimento 5 Stelle non appena arriva il sì del Senato, scrive sui suoi profili social:

"Con il voto al Senato su uno scellerato progetto di Autonomia, Meloni spacca il Paese e svende il Sud a Salvini: lasciano in un vicolo cieco i territori più svantaggiati del Paese, anziché rilanciarli per il bene di tutti. Cade la maschera: non ci sarà nemmeno un centesimo per finanziare i servizi essenziali nei territori più fragili, visto che il progetto è vincolato all'austerità di bilancio. Rischiamo di avere 20 sistemi regionali in ordine sparso che danneggeranno anche il Nord, con imprese che dovranno fronteggiare un caos amministrativo. Si condannano tanti cittadini a sentirsi italiani di serie B, abbandonati a se stessi, con sanità e servizi essenziali al collasso. Noi non ci rassegniamo. La battaglia continua in Parlamento e continueremo a farla in tutte le sedi: nelle Istituzioni e nel Paese".

Non è da meno la segretaria del Pd, Elly Schlein:

"Noi ora proseguiremo la battaglia parlamentare alla Camera ma serve una mobilitazione con tutte le altre politiche e sociali innanzitutto per spiegare gli effetti devastanti dell'approvazione di questa riforma".

Viene chiesto poi alla segretaria se stia pensando alla raccolta firme per un referendum abrogativo:

"Intanto ci batteremo nel passaggio parlamentare ma non escludiamo alcuno strumento per bloccare questa riforma che spacca l'Italia.

La nazionalista Giorgia Meloni vuole passare alla storia per essere la presidente del Consiglio che ha spaccato l'Italia. E' una giornata molto pesante. Meloni avvera il sogno secessionista della Lega. Ha ceduto a questo orrendo baratto per fini politici, per la riforma del premierato che cancella la Repubblica parlamentare, mettendo a repentaglio l'unità nazionale".

Sul primo sì al Senato è arrivato anche il commento del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca (già Piero De Luca, deputato Pd aveva bocciato la riforma):

"Siamo di fronte a un vero e proprio 'Controrisorgimento', che nega l'unità d'Italia e tradisce il Sud".

 

FONTE FOTO: pagina FB Roberto Calderoli (entrambe)

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