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Erano già a rischio da tempo, ma ora i fondi per Kiev da parte degli Usa, sono davvero finiti.

Ad annunciarlo sono le parole del portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby che giungono come una doccia gelate sulle speranze di Kiev, che vede assottigliarsi sempre di più il tempo per assicurare al Paese invaso nuove forniture militari da parte dei partner occidentali.

La Camera italiana negli scorsi giorni aveva approvato un nuovo piano aiuti per Kiev, mentre a Washington continuano i negoziati tra democratici e repubblicani per discutere sulla possibilità di un nuovo pacchetto di aiuti mentre Zelensky continua a chiedere all'Occidente di non abbassare la guardia nella guerra contro la Russia.

Ma è molto probabile che il primo finanziatore di Kiev si stia definitivamente tirando indietro nel rifornire - ancora e a tempo indeterminato - Kiev.

Nel frattempo, Dmitry Medvedev torna ad evocare la bomba atomica mettendo in guardia l'Occidente dal fornire all'Ucraina missili a lungo raggio capaci di colpire le basi di lancio in profondità nel territorio russo.

Se ciò dovesse accadere, avverte l'ex presidente, Mosca sarebbe autorizzata a rispondere con armi atomiche.

Dall'Estonia, invece, Zelensky chiede ancora ai leader europei di mantenere l'impegno a fornire "il milione di munizioni promesse l'anno scorso", e allo stesso tempo Kiev chiede anche ulteriori concrete garanzie sulla futura adesione dell'Ucraina alle strutture della Nato e dell'Ue.

Da guerra dimenticata, a guerra con un grande punto interrogativo soprattutto dopo il disimpegno americano nel fornire armi a Kiev.