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Caso Salis, Tajani e Nordio al lavoro. Il padre Roberto: "Sono fiducioso"

I ministri di Giustizia ed Esteri al lavoro per trovare una soluzione efficace per provare a riportare la donna in Italia agli arresti domiciliari. Le rispettive interviste dei titolari dei due dicasteri a La Stampa e Corriere della Sera in edicola oggi

Inserito da (Redazione Nazionale), domenica 4 febbraio 2024 16:10:44

di Norman di Lieto

La vicenda di Ilaria Salis, la donna italiana detenuta da circa un anno in Ungheria e che è stata condotta nell'aula processuale ammanettata mani e piedi e con la guardia carceraria che la 'guidava' con un guinzaglio, ha fatto muovere - finalmente - il governo italiano.

Qualche giorno fa Giorgia Meloni, in vista dell'incontro europeo, dove ha incontrato Orban (che nel frattempo ha convinto ad entrare nel gruppo dei conservatori europei, Ndr), aveva sostenuto che avrebbe posto all'attenzione del capo del governo di Budapest la situazione detentiva della Salis e che, contestualmente, la 'gestione' della giustizia non dipendesse dal governo, né dallo Stato ma solo dall'autorità giudiziaria che è indipendente da ogni 'sollecito' così come poi dichiarato anche dallo stesso Orban.

Poche ore dopo che quelle immagini facevano il giro del mondo era arrivata una replica da parte ungherese sulle modalità di trattamento dei detenuti a Budapest 'e dintorni'.

Quello che ha portato fibrillazione sono state anche le denunce del padre della detenuta italiana, Roberto Salis che oggi ha incontrato i ministri della Giustizia, Nordio e degli Esteri, Tajani.

"Sono fiducioso che ci possano essere passi avanti. Sono anche fiducioso che questa risonanza che ha assunto questo caso sia un'opportunità per tutti per fare meglio in futuro. Io credo sia una grande opportunità anche per l'Ungheria, anche per Orban".

Sul caso il ministro della Giustizia, Carlo Nordio ha dichiarato in un'intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, in edicola oggi:

"Ho provato profondo dolore e sorpresa vedendo Ilaria Salis ammanettata.

La normativa europea, e quella italiana, sono chiarissime: l'imputato appare libero davanti al giudice, salvo che quest'ultimo non disponga misure coercitive, come appunto le manette o le tristissime gabbie, per sventare pericoli di fuga o di violenze. Nel caso di Ilaria Salis non mi pare proprio che esistessero questi pericoli. Certo, in Italia non vediamo detenuti con i lucchetti anche alle caviglie".

Nordio, sottolinea, altresì:

"Finché dura il processo, la giurisdizione ungherese è sovrana. Né il governo ungherese né tantomeno quello italiano possono intervenire.

Immaginate cosa accadrebbe se io chiamassi un magistrato per raccomandare la sorte di un imputato.

Si griderebbe, e giustamente, al sacrilegio.

Il ministero della Giustizia, nel caso di cittadini italiani arrestati all'estero, non è titolare di alcun potere di intervento perché l'assistenza è affidata alla Farnesina.

Il ministero della Giustizia interviene soltanto nel caso in cui vengano attivati, dagli interessati o dai loro avvocati, strumenti di cooperazione giudiziaria che prevedono atti delle Autorità centrali.

Si può tuttavia operare sul fronte del trattamento penitenziario, affinché si rispettino le norme europee.

Un veicolo importante è costituito dai garanti: giorni fa ho ricevuto il nuovo collegio, che può contattare il suo omologo ungherese.

Se si vuole realmente ottenere un risultato concreto, l'esperienza suggerisce di agire con prudenza, senza sollevare polemiche che potrebbero irritare la controparte, e sortire l'effetto contrario.

È quello che sta facendo il collega Tajani - con cui il confronto è costante - e il nostro governo.

Al padre di Ilaria ho personalmente spiegato tutto nell'incontro dello scorso 23 gennaio. A lui ho comunque assicurato il nostro supporto e tornerò domani a fargli il punto della situazione".

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani è stato invece intervistato dal Corriere della Sera:

"Anche ieri a Bruxelles ho parlato con il ministro degli Esteri ungherese, abbiamo riscontrato una disposizione ad ascoltarci, stanno facendo tutte le verifiche che abbiamo chiesto sulla tutela della detenuta.

Noi siamo stati colpiti dal modo in cui la signora Salis è stata tradotta in tribunale - ha aggiunto -. Seguiremo il caso con il rispetto dovuto alle procedure della giustizia ungherese, ma sosterremo con attenzione e continuità la famiglia e gli avvocati".

Poi gli si è chiesto un parere su quanto dichiarato da Matteo Salvini: "È assurdo che questa Salis in Italia faccia la maestra" aveva detto.

Tajani ha risposto, così:

"È una sua valutazione, io sono un garantista e sino a quando non viene condannata, per me la Salis è una cittadina imputata, ma ancora innocente come tutti gli altri. Io non prendo posizioni politiche. Anche perché rischierei di danneggiare il detenuto. Quando si negozia il silenzio è d'oro".

Lo speriamo tutti.

 

FONTE FOTO: pagina FB Antonio Tajani e Instagram

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