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Piazza Garibaldi a Monopoli piena, gli sguardi attenti del pubblico e il tono diretto di Pier Luigi Bersani. È in questa cornice che l'ex segretario del Partito Democratico ha presentato Chiedimi chi erano i Beatles (Feltrinelli, 2024), un libro che unisce memorie personali, aneddoti di famiglia e riflessioni politiche.

Nel dialogo con i presenti, Bersani ha citato figure e passaggi cruciali della storia del Novecento italiano. Dal discorso di Palmiro Togliatti a Bergamo nel 1963 - «quando il progresso scientifico e tecnico sembrava preludio a un miglioramento della condizione umana, ma la storia ci ha detto altro» - al celebre monito di Antonio Gramsci: «Quando il vecchio mondo muore e il nuovo non è ancora nato, nel chiaroscuro nascono i mostri». Parole che, secondo Bersani, risuonano oggi con una sorprendente attualità.

Il filo conduttore della presentazione è stato il rapporto fra politica e linguaggio. «Non è proibito essere un intellettuale - ha ricordato - ma bisogna avere l'orecchio a terra, saper parlare una lingua popolare». Così il politico ha rievocato anche la saggezza di sua nonna Cesira, capace di rendere concrete le espressioni del vivere quotidiano: «ce n'è da fare l'orlo al Po». Una "non metafora", ha sottolineato, ma un modo per spiegare come la politica debba frequentare la vita reale delle persone.

Nel libro, Bersani intreccia racconti della propria infanzia, esperienze politiche e riferimenti culturali, con uno stile semplice ma carico di immagini. Chiedimi chi erano i Beatles diventa così una riflessione sul tempo trascorso, ma anche un invito a non dimenticare la necessità di una politica radicata nella realtà, capace di parlare chiaro e di ascoltare.

«Rem tene, verba sequentur», ricorda in un post l'ex ministro citando i latini: se conosci davvero una cosa, troverai il modo giusto per raccontarla. È forse questa la lezione più forte che Bersani consegna alle nuove generazioni, in un tempo in cui la distanza fra politica e cittadini sembra ancora tutta da colmare.