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Rapporto annuale Istat 2023, l'Italia invecchia e rimane emergenza Neet

Il rapporto annuale dell'Istat 2023 racconta un Paese che ha mostrato forti capacità di resilienza e reazione, dall'emergenza sanitaria alla corsa dell'inflazione, in un contesto internazionale segnato da elementi di crisi e di incertezza

Inserito da (Redazione Nazionale), sabato 8 luglio 2023 19:17:48

di Norman di Lieto

C'è un termometro nel nostro Paese cui è impossibile rinunciare: è quello dell'Istat che nel suo rapporto annuale 2023 fotografa la situazione dell'Italia e il quadro che ne esce è abbastanza desolante.

S'è vero che abbiamo registrato una crescita maggiore rispetto a quella di altri Paesi europei, con proiezioni future ancora ottimistiche ed incoraggianti per il PIL che fa registrare previsioni positive del +1,2% mantenendosi sostanzialmente stabile per il 2024 con un +1,1% per quello che concerne il lavoro.

Eppure gli scenari sono diversi e preoccupanti e arrivano da lontano: l'Italia è un Paese sempre più vecchio, dove le persone con più di 65 anni sono quasi il doppio di quelle che ne hanno meno di 15, i giovani sono ormai una risorsa scarsa, da valorizzare.

Rimangono i numeri dei Neet: circa uno su cinque, nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni, rientra tra quelli che non studiano, né lavorano, né sono impegnati in percorsi di formazione.

L'Istat ha presentato lo studio alla Camera è - a proposito dei giovani - quello che è stato sottolineato dal presidente facente funzioni dell'Istat, Francesco Maria Chelli è questo:

"Iniziare una vita autonoma e formare una nuova famiglia, per la maggioranza dei giovani è sempre più un percorso ad ostacoli".

L'età media delle neo-mamme al parto ha raggiunto quasi 32 anni e mezzo, uno in più rispetto al 2010 e il numero medio dei figli è sceso a 1,24 nel 2022 (in Francia è 1,80). Anche le nascite sono calate, lo scorso anno, fino a finire, per la prima volta, al di sotto di quota 400 mila.

Un altro tema di cui nel nostro Paese si parla pochissimo è quello che riguarda il blocco dell'ascensore sociale che si 'incaglia' in quel meccanismo che è stato definita: "La trappola della povertà"che studia la trasmissione delle difficoltà economiche di padre in figlio.

In termini tecnici, quasi un terzo degli adulti a rischio di povertà ha genitori che, quando erano ragazzi di 14 anni, versavano in cattive condizioni finanziarie. È questa la trappola della povertà che risulta più intensa in Italia rispetto alla maggior parte dei Paesi europei e anche in peggioramento.

A farne le spese sono prima di tutti quasi 1,4 milioni di minori che crescono in contesti di povertà assoluta e, secondo uno studio dell'Ocse, già a 5 anni di età potrebbero aver accumulato uno svantaggio di 12 mesi rispetto ai coetanei più benestanti nei livelli di alfabetizzazione emergente, un aspetto che incide sui risultati scolastici futuri.

L'Istat indica nel piano nazionale di ripresa e resilienza un'opportunità per valorizzare il ruolo centrale dei giovani, del sistema produttivo e della società civile come protagonisti attivi del cambiamento per una nuova fase di sviluppo sostenibile e inclusivo.

Puntare sulle nuove generazioni e sulle donne sarebbe, inoltre, un modo di contrastare l'inverno demografico che potrebbe portare ad avere 3,6 milioni di occupati in meno nel 2041.

Sul fronte degli stipendi non va meglio: un lavoratore assunto in Germania guadagna, a parità di potere d'acquisto, oltre 8 mila euro l'anno in più di uno impiegato in Italia, nel 2021.

E le retribuzioni italiane sono anche inferiori del 12% a quelle medie europee. Vuol dire circa 3.700 euro all'anno in meno.

Torniamo ai Neet: sono 1,7 milioni, poco meno del 20%.

La loro quota cala nel 2022 ed è vicina al minimo del 2007, ma resta sopra la media Ue di oltre 7 punti e inferiore solo a quella della Romania.

Il fenomeno dei Neet interessa in misura maggiore le ragazze (20,5%) e, soprattutto, i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9%) e gli stranieri (28,8%).

 

Fonte foto:Foto diL. G.daPixabay e Foto di Manuel Alvarez da Pixabay

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