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Lavoro e Formazione

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Italia, cresce occupazione ma è tra le peggiori nell'area Ocse

La strada per mettersi al passo con i Paesi più sviluppati, dunque, è ancora lunga, soprattutto per il divario sul fronte del lavoro femminile. Dietro di noi solo Turchia e Costa Rica

Inserito da (Redazione Nazionale), venerdì 19 gennaio 2024 15:35:35

di Norman di Lieto

Forse non si è stappato lo champagne, ma poco ci è mancato: davanti ai dati relativi all'occupazione in Italia che cresce, soprattutto considerando quello stabile, ci siamo forse dimenticati di registrare che siamo, allo stesso tempo, tra i peggiori nell'area Ocse, dove riusciamo a far meglio solo di Turchia e Costa Rica.

L'Italia nel terzo trimestre 2023 ha fatto registrare un tasso di occupazione del 61,4%, in aumento sullo stesso periodo del 2022: peggio tra i Paesi Ocse solo la Turchia (53,9%) e la Costa Rica (58,2%), ma il nostro Paese sono quasi nove, i punti in meno rispetto alla media dell'area (70,1%).

Erano stati (forse) i dati Istat a 'far esultare' la maggioranza di governo che certificavano come a novembre il tasso di disoccupazione fosse calato al 7,5% e, facendo registrare altresì, il dato di occupati pari a quasi 24 milioni, seppur crescendo il tasso di inattività che era comunque salito al 33% con il segretario della Cgil, Maurizio Landini che in un'intervista su La7 nel programma condotto da Massimo Gramellini: "In altre parole" aveva sostanzialmente 'messo i puntini sulle i'.

"Più occupazione non vuol dire più posti di lavoro. Sono aumentati anche i nativi, quelli che non cercano più lavoro".

Quello che colpisce maggiormente è che, pur di fronte a numeri di tutto rispetto sull'occupazione, il gap con altri paesi Ocse, c'è e si vede, soprattutto per il divario sul fronte del lavoro femminile.

Un tema quello legato all'occupazione femminile, spesso costretto al lavoro di cura familiare: sono le donne nella maggior parte dei casi a lasciare il lavoro per occuparsi dei figli o dei genitori facendo loro da caregiver.

Oppure, la mancanza di lavoro di qualità, dove si intende che a parità di titolo di studio non corrisponde adeguata tipologia lavorativa, 'accontentandosi' di lavoretti - spesso part time - giusto per 'arrotondare' il bilancio familiare.

Intanto l'Osservatorio Inps sul precariato segnala che nei primi 10 mesi del 2023 si è registrato nel nostro Paese un saldo positivo di 742mila contratti di lavoro tra assunzioni, trasformazioni e cessazioni, oltre 400mila dei quali a tempo indeterminato. Tra gennaio e ottobre sono stati attivati 7.006.056 nuovi rapporti di lavoro mentre ne sono cessati 6.264.118, con un saldo netto positivo di 741.938 contratti.

 

Fonte foto: Foto diRonald CarreñodaPixabay e Foto diMichal JarmolukdaPixabay

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