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Cronaca

Violenza contro l'insegnante: l'editoriale notturno di Sigismondo Nastri

Inserito da (admin), sabato 3 febbraio 2018 10:21:39

da un post fuori dalla fascia protetta del prof. Sigismondo Nastri Un ragazzo ferisce, in classe, con un coltello a serramanico, la professoressa per una nota sul registro dopo essersi rifiutato di farsi interrogare. Un ragazzo? No, perché oggi a diciassette anni non lo si è più, se è vero – ed è vero – che a diciotto si ha diritto a decidere, col voto, il destino del paese. Sono stato insegnante per trentacinque anni: e ne ho fatti di rapporti anch’io. Confesso che qualche volta, venuto meno lo spirito di sopportazione, qualche orecchio l’ho tirato. Magari accompagnato da un ceffone. A qualcuno che oggi – dopo tanti anni - mi è rimasto amico, mi vuole bene. Sono stato fortunato perché ho avuto con me sempre dei bravi ragazzi, che accettavano i complimenti come i richiami al dovere, alla disciplina. Nonostante il vento del ’68 avesse portato la contestazione anche dalle mie parti. Tuttavia il contesto nel quale operavo – ero allora direttore della scuola - non può essere paragonato a quello nel quale è maturato l’episodio di cronaca di cui oggi si discute. La scuola ha la funzione di educare, di formare il cittadino, non solo di istruire. Ma non ci riesce senza il supporto della famiglia dell’allievo. La crisi della famiglia, come istituzione, si riflette inevitabilmente sulla scuola. Non c’è dialogo tra genitori e figli: non si mangia più insieme, allo stesso tavolo; magari si mangia, ma ognuno con l’attenzione allo smartphone, o allo schermo tv; ognuno ha un suo spazio privato, inviolabile. I genitori non sanno quando i figli escono o quando rientrano, che tipo di persone frequentano, dove (e come) trascorrono il loro tempo. A volte neppure da dove prendono i soldi (dato che la paghetta non sempre è sufficiente a soddisfare i loro bisogni). In casa non si danno più scappellotti: gli psicologi sostengono che sia diseducativo. Ho ottantatré anni quasi. Appartengo a una generazione cresciuta con le madri che – più dei padri – usavano scope, battipanni, cucchiarelle e zoccoli di legno per dartele di santa ragione. Si diceva che "mazze e panelle fanno ‘e figlie belle, panelle senza mazze fanno ‘e figlie pazze". A guardarmi intorno, non mi pare che sia una generazione venuta male. Quello che è successo nella scuola di Santa Maria a Vico è grave, poteva costare caro alla povera insegnante. Spero sinceramente che l'episodio non abbia repliche (il rischio emulazione esiste, come nei femminicidi). M'inquieta che uno studente, al quarto anno di un istituto superiore, quindi prossimo alla "maturità", vada in giro con un coltello a serramanico in tasca e se lo porti addirittura a scuola.

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