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ex ilva, mittal, governo, urso, contenzioso, cassa integrazione

Non c'è pace per l'ex Ilva

L'esecutivo vuole il colosso indiano fuori da Acciaierie d'Italia. Si teme anche un lungo contenzioso legale

Inserito da (Redazione Nazionale), venerdì 12 gennaio 2024 18:04:56

di Norman di Lieto

Non c'è pace per l'ex Ilva ancora alle prese con le pericolose 'dismissioni' questa volta da parte di Mittal, il colosso indiano dell'acciaieria.

L'uscita di scena del partner internazionale ha visto il sindacalista della Fim Cisl, Roberto Benaglia dopo l'incontro tra le parti, non lasciar presagire nulla di buono:

'Non ci sono più le condizioni per condividere la fiducia e le prospettiva per impegni reciproci con Mittal. L'incontro dell'8 gennaio scorso ha chiarito definitivamente che non è possibile proseguire nella gestione di Acciaierie d'Italia assieme a Mittal''.

Si lavora ad un possibile divorzio consensuale, senza dimenticare che occorre garantire la continuità aziendale e trovare, allo stesso tempo, una via d'uscita che non porti a pericoli di contenzioso legale che rischierebbe di protrarsi a lungo.

Tra gli operai bocche cucite, paura di parlare, ma c'è paura anche per la situazione occupazionale. Ancora una volta.

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, non vede ulteriore futuro per l'ex partner franco-indiano che sarebbe colpevole di non aver mantenuto nessuno degli impegni presi, né sul fronte occupazionale né su quello del rilancio industriale.

Si punterà, ragionevolmente ad un "divorzio consensuale" con Mittal, anche se il governo ritiene "inaccettabile" il comportamento di Mittal che intende scaricare l'intero onere finanziario sullo Stato e reclamando, allo stesso tempo "il privilegio" di condividere in ogni caso la governance, così da condizionare ogni ulteriore decisione.

È sempre il ministro Urso ad esprimere tutte le perplessità del caso sul comportamento di Mittal: ora, quello che fa paura, è la temutissima, amministrazione straordinaria, con la nomina di un commissario e il probabile avvio di una lunga battaglia legale con Mittal.

Per i sindacati, e non solo, è da evitare.

Metterebbe in ginocchio le aziende creditrici dell'indotto e rafforzerebbe il timore della cassa integrazione, già ampiamente attivata, con alcuni lavoratori che sono giunti, non per colpa loro, all'esasperazione.

Le priorità che Cgil, Cisl e Uil - con le rispettive categorie che seguono il comparto metalmeccanico, ovvero Fiom, Fim e Uilm - portano sul tavolo dell'esecutivo sono la salvaguardia dei livelli occupazionali, la continuità dell'attività lavorativa e degli impianti.

Arriva - immancabile - anche lo scontro politico tra Calenda di Azione, già ministro dello sviluppo economico quando era ancora nel Pd, e il Movimento 5 Stelle, con Stefano Patuanelli.

Calenda spara a zero sulle scelte scellerate di cui sarebbe colpevole la compagine grillina:

"I Cinquestelle hanno fatto saltare un accordo blindato e vantaggioso (4,2 miliardi) per entrare in società con Mittal in minoranza e con patti parasociali gravemente penalizzanti. Non è incompetenza è demenzialità. Il tutto con un silente Pd al seguito".

Ma per Patuanelli la responsabilità principale riguarda, invece:

"La scelta del contraente fatta da Calenda, ministro nel 2017, puntando su Mittal, peraltro senza aprire ai rilanci dopo la prima offerta, come previsto dal bando di gara".

 

Foto: pagina FB Adolfo Urso e Foto di 652234 da Pixabay

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Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy<br />&copy; pagina FB Adolfo Urso Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy © pagina FB Adolfo Urso
Acciaieria<br />&copy; Foto di 652234 da Pixabay Acciaieria © Foto di 652234 da Pixabay

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