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Gaza, nei cimiteri non c'è più posto

La sepoltura degli sconosciuti è una questione che affligge in particolare gli addetti ai soccorsi. Il reportage dell'Ansa

Inserito da (Redazione Nazionale), martedì 31 ottobre 2023 20:52:09

Nei cimiteri non c'è più posto, i corpi inumati in tutta fretta: è il reportage giornalistico firmato dall'Ansa da Deir el-Ballah, cittadina nel settore centrale della Striscia di Gaza, affacciata sul mare che mette i brividi per l'emergenza che stanno vivendo gli abitanti della Striscia.

Dopo il 7 ottobre, tutto è cambiato quando sono cominciati i bombardamenti israeliani dopo l'attacco di Hamas.

L'afflusso di vittime, è continuo: secondo gli inviati gli operai hanno dovuto ingegnarsi e aprire nuove fosse fra il muro di cinta ed il cimitero vero e proprio.

Fosse, fosse e ancora fosse, mentre dall'ospedale arrivano in continuazione nuovi corpi da seppellire. Le cerimonie religiose vengono recitate in fretta all'ospedale: non alla presenza dei familiari, bensì di agenti di polizia e dello staff medico.

"Per risparmiare spazio - dicono adesso -, dobbiamo seppellire famiglie intere in un'unica fossa. Anche cinque persone, gli uni sugli altri, avvolti nei loro sacchi bianchi.

Uno spettacolo che stringe il cuore".

La sepoltura degli sconosciuti è una questione che affligge in particolare gli addetti ai soccorsi.

Per favorire i riconoscimenti delle vittime si stanno diffondendo i braccialetti d'identità. I genitori li consegnano ai figli nella tragica speranza che vengano almeno identificati nella peggiore delle ipotesi.

Intanto sulla situazione a Gaza e l'attacco di Israele è intervenuto il cardinale Fernando Filoni, gran maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, oltre che ex prefetto di Propaganda Fide ed ex nunzio apostolico in Paesi come l'Iran, l'Iraq (durante la seconda Guerra del Golfo fu l'unico diplomatico a rimanere a Baghdad, con seri rischi personali) e la Giordania:

"In questo momento non si può pensare che Israele non abbia il diritto di vivere, di essere e di stare. Come non si può pensare che il popolo palestinese non abbia il diritto di esistere, di stare e di vivere. Sono due diritti, e come tali uno non è superiore all'altro, ma sono uguali"

Prosegue il cardinale Filoni:

"Allora in che modo si può procedere? - risponde ai giornalisti durante la conferenza stampa di presentazione della Consulta 2023 dell'Ordine - Se noi non superiamo questo barriere di divisione, che 'il mio è importante', 'io ho di più', è veramente difficile venir fuori dall'attuale situazione, in cui catastroficamente si vive, drammaticamente si vive". "Io ho passato molti anni in quest'area - ricorda il porporato -, Iran, Iraq, Giordania, ora mi occupo attraverso l'Ordine del Santo Sepolcro anche della zona della Palestina, che ovviamente seguivo prima, ma ora con un'attenzione particolare. E una cosa che è fondamentalmente presente in quest'area è la ricchezza della molteplicità delle etnie, delle culture, che grosso modo poi convergono attorno ad una medesima fede, nel Dio unico.

Questo vale per gli ebrei, vale per i musulmani e vale per i cristiani.

Dunque questo aspetto - dice Filoni - non può mai essere disgiunto dalla realtà a volte drammatica che si vive in questa situazione. Allora, noi come cristiani in certe situazioni siamo anche 'ponte' tra le realtà diverse, perché le includiamo nella nostra comunità. E come tale la nostra è una testimonianza che non parteggia strettamente, 'tu hai ragione', 'tu hai torto', 'tu hai più ragione', 'tu hai meno ragione'. Perché fin quando, come attualmente, si difende semplicemente il proprio diritto, dimenticando il diritto altrui, i contrasti continueranno".

Poi sul ruolo dei cristiani, Filoni aggiunge:

"Noi abbiamo questa missione, come mostra di continuo il Papa, rinnovando quotidianamente il suo appello per la pace, una pace che implica poi dialogo, rispetto dei diritti fondamentali. Se noi veniamo meno, forse non ci sarà nessun altro che lo predica, nel senso con cui noi lo possiamo predicare: che poi è l'appello a quel Dio nel quale musulmani, cristiani ed ebrei crediamo".

Invece il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, già nella bufera per le sue dichiarazioni che avevano fatto infuriare Israele, ribadendo la sua "profonda preoccupazione per l'intensificarsi del conflitto tra Israele e Hamas" ha altresì dichiarato:

"La protezione dei civili di entrambe le parti è prioritario e deve essere rispettata sempre: il diritto internazionale umanitario stabilisce regole chiare che non possono essere ignorate, non è un menu à la carte che può essere applicato in maniera selettiva.

Questo comprende l'estensione delle operazioni di terra della difesa israeliana, accompagnate dagli intensi bombardamenti aerei, come la continuazione del lancio di razzi da Gaza verso Israele", ha concluso.

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