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Funerali Giovanna Pedretti, il parroco: "Ne uccide più la lingua che la spada"

Nel giorno dell'ultimo saluto alla ristoratrice suicida, Don Enzo Raimondi 'scuote' le coscienze. In città, è apparso uno striscione contro i giornalisti: 'Stampa e tv rispettate la famiglia, non fatevi vedere più'.

Inserito da (Redazione Nazionale), martedì 23 gennaio 2024 20:33:26

Il giorno dei funerali di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Sant'Angelo Lodigiano, è arrivato, e la comunità lodigiana si è stretta attorno alla sua concittadina, morta suicida.

Dure le parole del parroco, Don Enzo Raimondi che ha voluto sottolineare le differenze sostanziali tra chi si incontra e si abbraccia di persona, facendo proprio il calore della vicinanza fisica e solidale e chi, invece, odia.

I cosiddetti 'leoni da tastiera'.

Queste le parole del parroco:

"C'è il giudizio sommario, senza appello, senza misericordia, di chi parla senza sapere, senza conoscere.

Il rincorrersi, senza alcun filtro, dei sospetti, pesanti come macigni.

Costruiti per soddisfare i pruriti di gente ormai frustrata al punto da bramare la narrazione delle disgrazie altrui. Dove il teorema da dimostrare, il dubbio da alimentare è che anche dove c'è del bene si nasconde, alla fine, un interesse, un tornaconto. Facendo così diventare le ombre tenebra".

Questo il passaggio con le differenze tra le comunità 'reali' e le comunità 'virtuali':

"Da una parte c'è una comunità provata, come la nostra, desiderosa solo di essere vicina alla famiglia e di regalare l'ultimo saluto a Giovanna, per restituirle quello che le è stato tolto. Dall'altra il chiedersi come fare per evitare tragedie simili. Come impedire ai leoni da tastiera di riversare impunemente il loro odio, dimenticando il potere distruttivo che possono avere anche semplici parole, che è il significato della massima 'Ne uccide più la lingua che la spada'".

Il sacerdote ha parlato, poi, dei sentimenti che Giovanna Pedretti ha vissuto, suo malgrado:

"Il dolore di chi si è visto messo, radicalmente, in discussione nella propria sincerità e autenticità.

Da una parte la famiglia, dall'altra l'invadenza, l'insistenza. L'arroganza di chi crede di poter distruggere e poi restituire la stima e la dignità di qualcuno ma che, in realtà, non ha avuto nessuna possibilità di far vacillare chi ha conosciuto Giovanna, nel credere alla sua acclarata onestà e generosità.

Giovanna non era sola, non lo è in questo momento - ha concluso -. Dio le è stato vicino anche negli ultimi momenti come è vicino alla famiglia, a tutti noi. Ma abbiamo visto il male cosa può fare. Ci sentiamo, a volte, così svuotati che la cattiveria ci dà il colpo di grazia. Lasciamo che Dio ci aiuti a pensare Giovanna libera, serena, tra le braccia del padre".

Poi il saluto della 'sua' Sant'Angelo Lodigiano:

"Sant'Angelo non ha bisogno che Giovanna venga riabilitata. Chi la conosceva non è stato assolutamente scalfito dai giudizi che si è permesso di dare chi non l'aveva mai vista. Forse è per loro che dev'essere riabilitata, ma questo a noi non interessa più di tanto".

In città, è apparso uno striscione contro i giornalisti: 'Stampa e tv rispettate la famiglia, non fatevi vedere più'.

Intanto, proseguono le indagini per istigazione al suicidio, viene messo sotto esame il contenuto dei due cellulari che Giovanna aveva con sé fino all'ultimo.

La famiglia ha chiesto non fiori ma donazioni alla casa di riposo Santa Cabrini, all'associazione Genitori e amici dei disabili e al gruppo il Maggiolino, con cui Giovanna Pedretti aveva organizzato l'iniziativa della pizza sospesa che su Fb ha ringraziato.

 

FONTE FOTO: pagina IG Pedretti e pagina FB TG3 Rai

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Govanna Pedretti, la ristoratrice suicida<br />&copy; pagina IG Pedretti Govanna Pedretti, la ristoratrice suicida © pagina IG Pedretti
Saracinesca chiusa a Sant'Angelo Lodigiano<br />&copy; pagina FB TG3 Saracinesca chiusa a Sant'Angelo Lodigiano © pagina FB TG3

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