Tu sei qui: AttualitàCensis, nel 2050 Italia perderà 4,5 milioni di residenti
Inserito da (Redazione Nazionale), venerdì 1 dicembre 2023 20:35:55
di Norman di Lieto
Se non è uno scenario apocalittico quello che emerge dal 57° Rapporto del Censis, poco ci manca.
I segnali da decenni ignorati, inascoltati, poi, tornano e chiedono conto di quanto (non) è stato fatto.
Lo sottolinea e lo rimarca lo stesso istituto, affermando:
"Alcuni processi economici e sociali largamente prevedibili nei loro effetti, sembrano rimossi dall'agenda collettiva del paese, o comunque sottovalutati, benché il loro impatto sarà dirompente per la tenuta del sistema".
L'Italia oggi è un Paese vecchio nel senso della carta di identità: l'Istat aveva già evidenziato come l'età media degli italiani fosse cresciuta dai 43 anni di media ai 46.
Non è solo invecchiato, il nostro Paese, è anche assai impaurito a tutto tondo:
dal tracollo economico ad una possibile guerra mondiale.
Nel 2050, tra meno di trent'anni, si stima che l'Italia avrà perso complessivamente 4,5 milioni di residenti e sarà il risultato di una diminuzione di 9,1 milioni di persone con meno di 65 anni e di un contestuale aumento di 4,6 milioni di over 65.
Inevitabilmente diminuirà anche la fascia di popolazione in età lavorativa che si ridurrà di quasi 8 milioni di persone.
Nel vicinissimo 2040 solo una coppia su quattro avrà figli.
Per quella data i nuclei unipersonali aumenteranno fino a 9,7 milioni (il 37% del totale).
Oltre all'invecchiamento si fa strada la paura: l'84% si dice impaurito dal clima 'impazzito' mentre il 73% vede all'orizzonte una crisi economica e sociale molto grave, con povertà diffusa e violenza. Quasi sei su dieci temono, invece, che scoppi un conflitto mondiale e oltre la metà ritiene che non siamo in grado di proteggerci da eventuali attacchi terroristici di stampo jihadista.
Interessante sottolineare i desideri - nuovi, rinnovati - degli italiani:
il 62% cerca momenti da dedicare a sé stessi e un plebiscitario 94% rivaluta la felicità che deriva dalle piccole cose di ogni giorno come il tempo libero, gli hobby, le passioni personali.
Oltre l'80% è molto attento a gestire lo stress e alle relazioni personali.
E anche la soddisfazione professionale non è più al primo posto: per quasi nove occupati su dieci mettere il lavoro al centro della vita è un errore.
Resta poi la cecità sul futuro con i giovani in fuga che decide (più che giustamente) di varcare i confini nazionali con l'obiettivo di una vita migliore all'estero: +36% nell'ultimo decennio, quasi 1,6 milioni in più.
A caratterizzare i flussi più recenti sono soprattutto i giovani.
Nell'ultimo anno, infatti, di 82mila espatriati il 44% (oltre 36mila) hanno tra i 18 e i 34 anni.
Anche il peso dei laureati sulle partenze è aumentato significativamente, passando dal 33% del 2018 al 45% del 2021.
La paura fa 90, si dice.
Eppure, non affrontare i problemi aumenta preoccupazioni e paure a volte reali, a volte che sembrano aumentare a dismisura anche per la percezione che si ha di un sistema, quello italiano, troppo spesso distorto.
Urge, rimediare, e presto.
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