Storia e StorieIl "magro" destino dell'indifferenza

Il "magro" destino dell'indifferenza

Inserito da (admin), sabato 21 gennaio 2017 12:31:00

La ricerca di un nuovo appartamento può essere più stressante del previsto e spesso, come accade in questa storia, portarci a conoscere storie di vite vissute. Uno spaccato di vita vissuta in uno dei luoghi più belli al mondo: Napoli, il paese del sole e del mare. di Dora Iannuzzi Ieri ho visitato ben 11 appartamenti. Se dovessi ricordarmene uno direi una sciocchezza, c'erano troppe vite vissute in quelle case ed erano tristi. Alla fine nel pomeriggio decido di visitare l'ultimo appartamento, che stanno completamente ristrutturando, dai solai agli infissi. Arrivo fin davanti alla porta e non riesco ad entrare: mi spavento, rifaccio le scale di corsa seguita dalla mia accompagnatrice che mi guarda attonita. So solo dire "andiamo via, andiamo via". Mi ritrovo nell'imponente cortile di un palazzo del 600 completamente invaso da macchine, su un lato addirittura un calesse. Il portone di legno è chiuso, dove sarà il pulsante, non lo trovo..."mi vogliono fare prigioniera". Mi sono calmata solo quando sono arrivata in Piazza San Domenico Maggiore, poco distante, e mi sono seduta su una panchina a guardare l'obelisco e la chiesa. Ovviamente le prime considerazioni sono state sul mio stato mentale, forse sto perdendo la calma, sono solo stanca ed isterica , un trasloco può essere una esperienza assai pesante dal punto psicologico, stai archiviando una parte importante della tua vita, insomma queste cose le ho studiate, le so! Che brutta figura ho fatto scappando via, sembrava una scena di "Mi manda Picone", che vergogna. [caption] La statua del dio Nilo[/caption] Mentre siedo avvilita passa una mia conoscente, nata e cresciuta in questa zona. La sua famiglia da più di un secolo ha una attività commerciale e per quanto non ami i presepi (perché presepi fanno) capita che almeno una volta all'anno debba accompagnare qualche mio amico "straniero" a fare acquisti. Ci salutiamo cordialmente, ma devo avere una faccia strana perché mi chiede se voglio un caffè, dell'acqua. Così insomma, ironizzando e ridendo, le racconto l'accaduto. Mi ascolta con attenzione ma non ride (strano in genere so essere molto buffa), mi guarda e mi chiede meglio quale sia la casa. Le indico il palazzo, le indico i balconi, proprio sulla statua del Nilo, nel cuore di Napoli, nel punto dove gli egizi alessandrini avevano dedicato un tempio al Dio del Nilo. Ebbene? Non è l'energia di questo luogo che deve avermi spaventata , bensì qualcosa di più drammaticamente reale. Scopro così che la casa era rimasta per diversi anni chiusa prima che iniziassero a ristrutturarla e che gli ultimi abitanti erano stati due vecchietti. Non capisco ancora. Se si sceglie di abitare in un palazzo del 600 ci saranno stati vecchi, malati, morti, insomma mi sembra tutto normale. Ma questi vecchietti vivevano quasi come due barboni, rinchiusi in casa (ci sta anche questo: è un comportamento abbastanza diffuso nelle persone molto anziane). Ma questi vecchietti vivevano in questa condizione perché consegnavano tutte le loro pensioni ad un uomo chiamato "lo studente", che di tanto in tanto appare, anche se non abita esattamente nella zona. I poveri vecchietti davano le loro intere pensioni e questo "personaggio" che in cambio dava loro un po' di cibo. Lo chiamano lo studente non perché sia giovane ma perché si mantiene molto magro ed è specializzato nel fare il palo per le bande che rapinano gli appartamenti (questa di estorsione era una attività minore). Ora questa storia non mi piace proprio e mi riporta improvvisamente ad una dimensione che non ha nulla a che vedere con il folklore. "Perché nessuno è intervenuto? Perché i vicini hanno finto di non vedere?" non è il dolore che avevo percepito ad avermi spaventato, ma quel senso di solitudine, di abbandono , di indifferenza che ben conosco e che costituisce il tallone di Achille della mia esistenza. Si può essere soli in una bella casa di Posillipo e si può essere soli nel quartiere più vivo di Napoli, l'indifferenza uccide ovunque. In fretta ritorno verso piazza Dante, per prendere la metropolitana , non mi fermo neanche a guardare le bancarelle di libri di Port'Alba (lo faccio sempre, comunque), osservando con sospetto ogni uomo magro che incontro. Per oggi può bastare, questa ricerca inizia a diventare faticosa.

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