Storia e StorieI CALZONI DI PAPA'

I CALZONI DI PAPA'

Inserito da (admin), sabato 27 agosto 2016 17:38:04

Alcune cose arrivano a noi per qualche motivo. Molti neo quarantenni hanno avuto una madre casalinga in grado di rammendare i pantaloni, io sono stato più fortunato: ho avuto una mamma sarta. Una mamma di quelle che di mamma ce n'è una sola, insomma una mamma come tante mamme ma sempre unica per il proprio figlio. Mentre sistemavo vecchi documenti, alcuni addirittura del 1899, un foglio stropicciato ha catturato la mia attenzione: Corriere dei Piccoli senza data e senza riferimenti particolari. Sono quattro articoli integrali che ho deciso di ricopiare sul nostro blog. Di seguito il primo articolo intitolato "I CALZONI DI PAPA'". di Luciana - da una copia stropicciata del CORRIERE DEI PICCOLI Ninetto, pian piano, alzò la testa del guanciale e guardò: la mamma lavorava. Dentro la zona di luce proiettata della lampada, vide le mani bianche di lei muoversi agili con l'ago e il filo, su la stoffa nera. - Sì: ora la mamma non ha che me... - sospirò il ragazzo - Povera mamma che si trasforma in sarta!... Un senso di pesantezza fastidiosa gli gravò le palpebre e chiuse gli occhi... Ma Ninetto non si sarebbe addormentato... No: voleva guardare ancora la mamma, e poi pensare alle tante cose che avrebbe dette al babbo quando sarebbe tornato. E prima di tutte gli avrebbe detto questa: come egli si fosse appropriato i suoi calzoni neri, non avendo potuto la mamma acquistargliene un paio nuovi... - Babbo, tu sei qui, e con te è ritornato il sereno... Ma abbiamo trascorso giorni grigi... eppure un soldo non lo abbiamo chiesto a nessuno... E poi, senza dir nulla alla mamma, io mi sono cercato l'impiego. Oh non è cosa facile trovarlo quando si hanno solo dieci anni!... Sai babbo: io corro avanti e indietro, da uno studio all'altro; vado al tribunale con lettere e fogli bollati; ricevo i clienti... e ... alla mattina, apro lo studio e lo metto in ordine... Capisci? La prima volta che presi la scopa in mano... babbo, sono uno sciocco... ma piansi... piansi... Adesso non piango più... E stasera ho riscosso il mio primo stipendio: quaranta lire; domattina indosserò i tuoi calzoni che la mamma ha adattati per me... e, per quanto la mancanza di tue notizie mi rattristi profondamente, babbo mi rallegra di sentirmi di essere uomo... In quella arrivò frettoloso il buon sonno che posò la sua mano su la fronte del ragazzo. I pensieri gli si assopirono, la mente gli si distese nel torpore; e a Ninetto parve di essere sollevato e di volare in alto, verso un mondo sconosciuto... Mamma, se il babbo vorrà i suoi calzoni? - domandò Ninetto, all'indomani mattina, mentre si vestiva, contemplandosi nello specchio. -Gli diremo la verità... -rispose la mamma. Un pensiero lieto traversò la mente del fanciullo, facendolo sorridere. -Mamma, e se al suo ritorno noi gli facessimo trovare un bel paio di calzoni nuovi?... La mamma guardò intenerita il suo figliolo: -Anche tu lo desideri? -Con tutta l'anima... Costeranno molto? -Non so... Certo una quarantina di lire... -Tutto il mio stipendio! - fece Ninetto. -Eh, si: tutto! -Come fare, allora?... -Già, come fare? Ninetto osservò la mamma, e la vide triste. -Oh, l'avere altre quaranta lire non sarà poi la fine del mondo! - concluse egli con importanza...- Mamma non ti affliggere: ci penserò io! [caption] No... non voglio che mi si regali nulla...[/caption] Da tre mesi, da quando Ninetto era <<impiegato>>, ancora non aveva capito se il signor avvocato fosse buono o cattivo. Quando egli si infuriava, là, con quel suo alzare ed abbassare la testa così voluminosa di capelli, sembrava proprio un cane barbone che ringhiasse... Ma Ninetto un giorno prese il coraggio a due mani, e lo tenne ben stretto. -Signor avvocato... -Ehi? Che cosa c'è? T'ho detto che non voglio essere disturbato. -Si comincia male!... pensò il piccolo, ma non si mosse dalla stanza. -Sbrigati... che vuoi?... -Volevo dirle... che, fra non molto, arriverà il mio papà... Egli fu gravemente ferito... e ritornerà a casa, per la convalescenza... -Bè, e poi? - domandò l'avvocato con la faccia scura, tirandosi la barba. -Ecco... - Un'emozione profonda sconvolse i lineamenti di Ninetto; il pianto gli salì fino alla gola; ma con uno sforzo egli l'inghiottì, e continuò: -Quando lei mi prese nel suo studio... avevo bisogno di calzoncini pesanti... e la mamma mi diede questi che erano del babbo... -Ah!... E vorresti che ti regalassi i denari per comprarne un altro paio? - domandò l'avvocato. -No... - gridò Ninetto, nell'impeto della ribellione. - No... non voglio che mi si regali nulla... Non sono un mendicante, io! -Ah! - fece sorridendo l'avvocato. - Bè che cosa vuoi, allora? -Ho una bella calligrafia... e vorrei che lei mi facesse copiare gli <<atti>> -Ma sarai capace? -Oh si! - affermò Ninetto, con sicurezza. -E, allora, sta bene. - L'avvocato frugò tra i fascicoli che ingombravano la sua scrivania e, porgendogli una busta, soggiunse: - Eccoti contentato: procura ora di contentar me... Il babbo arrivava... il babbo arrivava... Dio! che gioia! E' vero che il babbo l'avrebbe rivisto <<pelle ed ossa>>, come egli aveva scritto nella sua ultima lettera, ma che importava? Era vivo, e ritornava; e, durante la sua convalescenza, forse la guerra sarebbe finita, ed egli non li avrebbe più lasciati... E una bella sorpresa aspettava il babbo: distesi sul letto, i calzoni nuovi erano lì, pronti per essere indossati... Come sarebbe stato felice il babbo: <<Li ha acquistati Ninetto con i suoi lavori straordinari...>>. Allora, che cosa avrebbe detto?... Ninetto è irrequieto. Lente lente trascrorrono le ore del giorno, e mai la sera ha tardato tanto a scendere dal cielo... -Mamma sono suonate le otto e mezzo?... -Ancora no... -Se cominciassimo ad andare alla stazione? - Chiede Ninetto -E' presto... è presto - sospira la mamma. [caption] Ninetto si è arrampicato sul cancello di ferro[/caption] Camminano ora, per la strada, tenendosi per la mano. Mamma e figlio sono muti: l'emozione che provano smorza loro il fiato. Si parlano con gli occhi, dicendosi mille cose in una frase sola: << Il babbo arriva !>>. Le lampadine velate sembrano ai loro occhi come mondi luminosi, fatti splendere per festeggiare il ritorno del grande amato; e sui visi ignoti dei passanti par loro di vedere saettare lampi di allegrezza... "Il babbo arriva!" ... Sotto l'atrio della stazione è un brusio di voci. A quando a quando un fischio lacera il mormorio, e il rombo sordo di un treno che passa riempie l'aria di un tremolio di ferramenta... Una voce si eleva al disopra delle altre e annunzia: "Bologna!". E' il diretto di Bologna! Ninetto si è arrampicato sul cancello di ferro, e tutta la sua vita si è concentrata nelle sue pupille... Sente, però, le mani della mamma che gli tremano sulle spalle... E vorrebbe parlarle, dirle di essere calma; e non può, ché la gioia lo soffoca, riempiendogli gli occhi di lagrime ... Sbuffando come una bestia stanca, la locomotiva del diretto passa davanti alle vetrate spalancate: cigolano i freni, e le vetture si fermano. Ecco... a quattro... a sei.. a dieci, i viaggiatori escono in fretta... Hanno i visi alterati e stanchi... Scintillano qua e là le canne dei fucili delle sentinelle... Lentamente, appoggiandosi al bastone, un soldato s'inoltra. Sul suo viso pallidissimo gli occhi neri brillano cercando dei visi noti e cari... Un grido risponde alla muta ricerca e Ninetto chiama: - Papà, papà, papà !...

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