CronacaFemminicidio Treviso, procuratore: "Dopo la perquisizione non ci furono minacce"

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Femminicidio Treviso, procuratore: "Dopo la perquisizione non ci furono minacce"

Dopo la denuncia per stalking da parte della vittima, Vanessa Ballan, nei confronti del presunto omicida, Bujar Fandaj, il capo della Procura spiega i motivi che non hanno portato a provvedimenti restrittivi nei confronti dell'uomo quarantunenne

Inserito da (Redazione Nazionale), mercoledì 20 dicembre 2023 21:32:59

Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, ieri si è assistito ad un altro femminicidio, quello di Vanessa Ballan, ragazza di 26 anni, madre di un bimbo che al momento dell'omicidio era all'asilo e che, aveva scoperto da poco, di aspettare il secondo figlio.

La ragazza aveva denunciato l'uomo di 41 anni, arrestato nella notte, Bujar Fandaj, per questo si sono scatenate polemiche visto la denuncia per stalking che la stessa Ballan aveva formalizzato proprio nei confronti del quarantunenne.

Il procuratore della repubblica di Treviso, Marco Martani, ha ammesso che:
"c'erano elementi forse per un pericolo di attività persecutoria e molesta, ma non per un divieto di avvicinamento" nei confronti di Bujar Fandaj.

"Le denunce da 'codice rosso' - ha spiegato Martani - vengono trattate dal magistrato di turno, che poi passa il fascicolo al magistrato del gruppo fasce deboli. In quel caso, nel giro di un giorno era stata fatta la perquisizione e passato il fascicolo al magistrato competente, il quale non aveva ritenuto ci fossero gli elementi per la richiesta di una misura cautelare, ma aveva deciso di approfondire le indagini chiedendo i tabulati del telefono. L'unica misura che avrebbe potuto impedire l'aggressione sarebbe stato il carcere, un provvedimento per il quale non vi erano oggettivamente elementi sufficienti. Quindi la valutazione fatta era di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata", ha ammesso.

Insomma il caso è stato sottovalutato.

Davanti al secondo femminicidio nel giro di un mese, il presidente del Veneto Luca Zaia commenta che "dovremo metter mano alla legge che stabilisce il Codice rosso, perché la tempestività è fondamentale. Ma soprattutto dico a tutte di denunciare, denunciare, denunciare".

La relazione tra i due era nata nel 2022; si erano conosciuti nel supermercato dove Vanessa lavorava. Tutto era finito, almeno da parte della donna, nel mese di giugno.

Lì erano cominciate le pretese e le minacce del kosovaro, che prometteva di diffondere le immagini di loro due.

Minacce che la donna aveva tentato di nascondere al suo compagno, Nicola, arrivando anche a cancellare i messaggi ricevuti.

Nicola però l'ha saputo, l'ha sostenuta e aiutata a presentare denuncia, il 26 ottobre scorso.

 

Credits Photo: pagina Facebook Luca Zaia, presidente regione Veneto

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