Salute e BenessereAutonomia differenziata, Gimbe: "Rischia ampliare gap tra Nord e Sud sulla sanità"

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Autonomia differenziata, Gimbe: "Rischia ampliare gap tra Nord e Sud sulla sanità"

Il presidente Nino Cartabellotta ribadisce la richiesta che la tutela della salute venga cancellata dalle materie su cui le Regioni possono chiedere maggiori autonomie. L'appello di 100 sindaci del Sud Italia ai Senatori dei loro territori

Inserito da (Redazione Nazionale), martedì 16 gennaio 2024 18:54:24

L'autonomia differenziata su cui lavora da tempo il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli,sul 'capitolo' sanità vede la fondazione Gimbe prendere nettamente posizione:

"Rischio di ampliare il gap tra Nord e Sud sulla sanità".

Il ddl Calderoli si avvia alla discussione in Aula al Senato e tanti 'mal di pancia' ha creato sin dal suo inizio lavori: ancora una volta è la Fondazione Gimbe a ribadire come la tutela della salute:

"Venga eliminata dalle materie su cui le Regioni possono chiedere maggiori autonomie.

Se ciò non avverrà in sanità si legittimerà normativamente il divario Nord-Sud, amplificando le inaccettabili diseguaglianze nell'esigibilità del diritto costituzionale alla tutela della salute".

L'allarme lanciato dal presidente Cartabellotta viene 'suffragato' anche dal rapporto 2021 della stessa Fondazione sulla mobilità sanitaria.

Proprio da questo Report emerge come molti italiani siano 'pendolari della salute' viaggiando dal Sud al Nord per farsi curare e che secondo la Fondazione Gimbe si tratta di:

"Un fenomeno che conferma il divario tra i servizi sanitari di meridione e settentrione, e che vale ben 4,25 miliardi di euro, il 27% in più del 2020.

Anno, quest'ultimo, peraltro influenzato dall'emergenza pandemica Covid-19 che ha determinato una netta riduzione degli spostamenti delle persone e dell'offerta di prestazioni ospedaliere e ambulatoriali".

Dalla fotografia della migrazione sanitaria nel 2021 emerge che Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto raccolgono il 93,3% del saldo attivo, cioè l'attrazione di pazienti provenienti da altre Regioni, mentre il 76,9% del saldo passivo (la 'migrazione' dei pazienti dalla regione di residenza) si concentra in Calabria, Campania, Sicilia, Lazio, Puglia e Abruzzo.

Prosegue Cartabellotta:

"Le nostre analisi dimostrano che i flussi economici della mobilità sanitaria scorrono prevalentemente da Sud a Nord, in particolare verso le Regioni che hanno già sottoscritto i pre-accordi con il Governo per la richiesta di maggiori autonomie. E che oltre la metà del valore delle prestazioni di ricovero e specialistica ambulatoriale vengono erogate dal privato accreditato, ulteriore segnale d'indebolimento della sanità pubblica". In particolare, accanto a Regioni dove la sanità privata eroga oltre il 60% del valore totale della mobilità attiva - Molise (90,5%), Puglia (73,1%), Lombardia (71,2%) e Lazio (64,1%) - ci sono Regioni dove le strutture private erogano meno del 20% del valore totale della mobilità: Valle D'Aosta (19,1%), Umbria (17,6%), Sardegna (16,4%), Liguria (10%), Provincia autonoma di Bolzano (9,7%) e Basilicata (8,6%).

"Questi dati - continua il presidente della Fondazione Gimbe - confermano un gap enorme tra il Nord e il Sud del Paese, inevitabilmente destinato ad aumentare se verranno concesse maggiori autonomie alle più ricche Regioni settentrionali. Ecco perché la Fondazione ribadisce la richiesta di espungere la tutela della salute dalle materie su cui le Regioni possono richiedere maggiori autonomie. Perché, se così non fosse, la conseguenza sarebbe la legittimazione normativa della "frattura strutturale" Nord-Sud, che compromette l'uguaglianza dei cittadini nell'esercizio del diritto costituzionale alla tutela della salute, aumenta la dipendenza delle Regioni meridionali dalla sanità del Nord e assesta il colpo di grazia al Servizio Sanitario Nazionale".

Proprio per la legge sull'autonomia differenziata che approda in Aula al Senato, 100 sindaci del Sud Italia, quasi tutti del centrosinistra e del M5S, aderiscono ad un appello proveniente dai senatori dei loro territori scendendo in piazza e annunciando la protesta davanti alle prefetture contro la riforma.

Solo in Basilicata hanno aderito circa 60 sindaci su 131, a cominciare dal primo cittadino di Matera, Domenico Bennardi, del M5S.

Hanno firmato il documento anche la sindaca di Foggia, Maria Aida Episcopo, Franz Caruso, sindaco di Cosenza, l'ex senatore Ernesto Magorno (Iv), primo cittadino di Diamante, Vincenzo Voce e Nicola Fiorita, rispettivamente sindaco di Crotone e di Catanzaro, solo per citare i Comuni più importanti.

Secondo l'associazione sindaci del Sud:

"Ogni sindaco che amministra la cosa pubblica nel Mezzogiorno sa quanto sia difficile garantire quello che chiedono i cittadini e ciò che servirebbe alle future generazioni in un contesto di totale difficoltà socio-economica e di gravi carenze amministrative.

Con il regionalismo spinto non si creerebbe quella maggiore efficienza che il ministro Roberto Calderoli sbandiera per giustificare la sua proposta, il cui unico scopo, in realtà, è ridare peso alla Lega. Si determinerebbe, invece, un peggioramento delle condizioni dei municipi del Sud.

Si calcola - spiegano i sindaci - che la proposta di revisione del Pnrr ottenuta dal ministro Raffaele Fitto colpirà soprattutto le regioni del Sud, che subiranno un taglio di 7,6 miliardi, la metà dei 15,9 che si prevede di ridurre. Per non parlare dell'eliminazione delle Zes e dei 4,4 miliardi distratti dal fondo perequativo infrastrutturale in una nazione che sul piano delle ferrovie e delle strade è letteralmente tagliata in due, l'alta velocità al Nord, la grande lentezza al Sud.

"L'autonomia differenziata - evidenziano i primi cittadini - rappresenterebbe il colpo di grazia e per questo noi sindaci del Sud chiediamo a tutti i senatori eletti nei nostri collegi di far sentire forte la loro voce di dissenso, in difesa della terra in cui sono nati loro stessi, i loro genitori e i loro nonni, i loro figli. Diversamente faremo conoscere alla popolazione chi si è sottratto a questo dovere morale.

Per questo arriva l'invito a tutti i sindaci meridionali:

"A far riflettere i propri referenti in Senato sulle responsabilità che si stanno assumendo e a scendere in piazza e sostenere le associazioni che stanno organizzando i presidi dinanzi alle Prefetture".

 

Fonte foto: pagina FB Roberto Calderoli

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