Lavoro e FormazioneMolestie, sospeso per un mese docente Università di Torino

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Molestie, sospeso per un mese docente Università di Torino

Tante situazioni di disagio stanno emergendo dai questionari proposti dal collettivo Studenti Indipendenti e dal movimento transfemminista "Non Una di Meno" all'ateneo del capoluogo piemontese

Inserito da (Redazione Nazionale), venerdì 9 febbraio 2024 20:14:26

Luoghi 'sacri' si definivano una volta, ora, la fotografia che viene scattata nelle Università, nel caso specifico in quella di Torino, non è affatto rassicurante: lo si evince dalle innumerevoli situazioni di disagio che stanno emergendo dai questionari proposti dal collettivo Studenti Indipendenti e dal movimento transfemminista "Non Una di Meno" all'ateneo di Torino.

Non solo, un docente di Filosofia della stessa Università è stato sospeso per un mese a causa di una chat irriguardosa con foto e video sconvenienti inviati alle studentesse.

Sospensione dello stipendio per l'uomo, dopo la segnalazione di alcune studentesse.

Solo qualche giorno fa c'era stata la manifestazione organizzata proprio negli spazi del rettorato al fine di denunciare molestie all'interno della comunità accademica.

Giovanna Iannantuoni, presidente della Crui:

"Quello che è stato denunciato è semplicemente inaccettabile per la sua gravità. Le università sono un luogo nel quale gli studenti devono sentirsi protetti. Il mio impegno è che episodi del genere non possano accadere mai più e utilizzerò tutti gli strumenti per far sì che questo si realizzi. Su fatti del genere deve esserci tolleranza zero".

Il rettore dell'Università di Torino Stefano Geuna, ammette che "la violenza sulle donne è una piaga di eccezionale gravità e dobbiamo continuare a combattere con fermezza e senza alcun cedimento su tutti i fronti". Come rettore garantisce "la massima attenzione ai casi che possono verificarsi, alle segnalazioni e la necessaria intransigenza", e sottolinea l'urgenza di "assumere misure sempre più severe per chi abbia esercitato molestie e soprusi".

Nell'ateneo, al campus Luigi Einaudi, è attivo da tempo uno sportello antiviolenza e in un anno sono state 138 le donne che hanno contattato le operatrici, anche se non tutti gli episodi segnalati sono avvenuti dentro l'Università.

"L'Università è il luogo dove prepariamo il futuro. Quello delle studentesse e degli studenti che cercano di dare contenuto al loro talento e alle loro aspettative. È lo spazio dove si alimenta il futuro di tutti. Non può essere, mai, un luogo di molestie". Lo scrive sulla Stampa la ministra dell'Università Anna Maria Bernini.

Rimanendo sempre a Torino, oltre all'Università, anche nei luoghi di lavoro si possono vivere veri e propri calvari scanditi da avance, oscenità, molestie: e a perpetrarle, il 'capo'.

Così la magistratura si sta occupando di due presunti casi di violenza sessuale, entrambi denunciati nel 2022, avvenuti nella zona di Pinerolo: la prima è ancora nella fase delle indagini preliminari e riguarda una quarantanovenne ex operaia di un caseificio che sostiene di avere essere stata aggredita per trenta sere consecutive durante il turno di notte.

La seconda è approdata in tribunale e vede come parte civile una giovane (diciannovenne all'epoca dei fatti) che accusa il titolare di un piccolo esercizio di ristorazione, dove collaborò per tre settimane prima di essere allontanata, di averla pesantemente importunata con frasi volgari, allusioni sgradevoli, proposte indecenti.

Il titolare però, nega ogni addebito nei suoi confronti: saranno i giudici, il prossimo aprile, a decidere.

Il destino dell'operaia del caseificio dipende ancora dalle valutazioni della pm Antonella Barbera con la presunta vittima che non ha solo raccontato con dovizia di dettagli le sopraffazioni che ha subito ma ha anche aggiunto che capitava anche ad altre operaie ma che tutte stavano zitte.

E che quando protestò con i superiori si sentì dire di "stare bene attenta a ciò che andava a raccontare in giro perché se la voce si fosse sparsa non avrebbe più trovato un lavoro nella zona".

Fu il suo medico di base, cui si rivolse per i continui attacchi di panico, a risolvere la situazione: la mise in mutua e la indirizzò a un centro antiviolenza.

Ma perse il lavoro. E da allora, sottolinea, nonostante abbia contattato 120 aziende e agenzie interinali, non ne ha più trovato uno.

 

FONTE FOTO: pagina FB Cgil e Foto diMarkus WinklerdaPixabay

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